Il “Senso dell’Acqua” è il libro d’esordio della scrittrice bergamasca Cristina Fabbrini.
L’autrice sceglie un argomento molto particolare per presentarsi sullo scenario letterario Italiano: quello delle vite passate. In mezzo a milioni di titolo che raccontano più o meno le stesse storie, che rivoltano e ritritano argomenti sempre meno originali, ecco un libro che esce completamente dagli schemi per raccontare una storia diversa, nuova. E che tuttavia lo fa in un modo sottile, molto diverso da quello che sono le altre pubblicazioni che trattano lo stesso argomento in forma di saggio.
Sono stati pubblicati centinaia di titoli che toccano la sfera delle vite passate, ma per la maggior parte, si tratta di pubblicazioni fatte da professionisti del settore, dai terapeuti che raccontano, spiegando la loro esperienza e raccontando la storia “dal di fuori”, quindi in maniera inevitabilmente più distaccata.
Questo libro, invece, racconta una storia, ne sviscera i contenuti con quella passionalità che solo chi ha vissuto l’esperienza è in grado di trasmettere. Inoltre, è un romanzo che racchiude in sé molte altre preziose particolarità. E’ come se fosse un quadro con moltissime, diverse sfumature: è un libro intimista, che parla di passione, dei problemi della vita reale; ma allo stesso tempo ci trasporta in un universo parallelo rappresentato dal periodo storico nel quale si sviluppa una buona metà del libro: per raccontarci la storia che si svolge più duecento anni fa tra la Dalmazia e Sarajevo, diventa un romanzo storico ben definito e collocato. Per raccontarci le emozioni profonde e devastanti legate alla ricerca dei luoghi, diventa un diario di viaggio, dove i posti e le situazioni sono descritti con accurata sensibilità. E’ stato definito un libro appassionato, scritto egregiamente, che rapisce sin dalle prime pagine.
I personaggi ci vengono incontro durante la lettura, si siedono accanto a noi e ci narrano la storia della loro vita con semplicità e passione, come se stessero conversando con un amico. Per questo riusciamo ad amarli e a detestarli, a sentirci partecipi delle loro storie, delle loro ragioni, dei loro sentimenti. Pagina dopo pagina, grazie a un’attenta analisi psicologica che traccia in modo efficace il profilo di tutti i personaggi – maggiori e minori – che intervengono nella storia, entriamo nella loro intimità, li conosciamo talmente bene da considerarli amici. La lettura è facile e veloce, il libro si beve come acqua, il pathos non viene mai a mancare e la voglia di andare avanti è una costante che non si perde mai, sin dalle prime pagine.
E’ stato definito da diversi critici la sceneggiatura ideale per un film, perché parola dopo parola, riga dopo riga il lettore si trova calato nella realtà che Fabbrini descrive, tanto che alla fine diventa difficile staccarsene, e si prova un senso di malinconia rendendosi conto che, ormai… mancano solo poche altre pagine prima della fine.