A tre anni dal suo ultimo libro, Sally Rooney torna con un nuovo romanzo: un melodramma che esplora le nevrosi e i desideri, in cui la vita e le relazioni non possono essere lette in termini di “successo” e “fallimento”.
«Si, mi piacerebbe vivere in modo tale da poter svanire nel nulla in qualsiasi momento, senza influenzare nessuno; e in effetti sento che per me questa sarebba la vita perfetta e, forse, l’unica accettabile. Allo stesso tempo desidero disperatamente essere amato».
L’attesissimo quarto lavoro dell’autrice irlandese, una delle voci più lette dai Millennial, Intermezzo, edito da Einaudi, è uno degli avvenimenti letterari dell’anno. “Dal momento in cui ho iniziato a lavorare a questo romanzo anni fa, i suoi personaggi e relazioni sono diventati una parte importante della mia vita”, ha detto Sally Rooney. “Spero di aver reso loro giustizia scrivendo il libro; spero anche che troveranno posto nelle vite dei lettori”.
I protagonisti sono due fratelli, Peter e Ivan Koubek, raccontati nel momento in cui devono fare i conti con la perdita del padre. Da un lato c’è Peter, che è un avvocato trentenne di successo che vive a Berlino e che «si medica da solo per addormentarsi e fa fatica a tenere le fila delle sue relazioni con due diverse donne – il suo eterno primo amore Sylvia, e Naomi, una studentessa del college che crede che la vita si uno scherzo molto lungo». Poi Ivan, di ventidue anni, che ha cominciato a frequentarsi con una donna più grande con un passato definito “turbolento”.
L’intermezzo a cui si riferisce il titolo è il periodo del lutto: la scomparsa del genitore si allunga infatti su tutto il romanzo, come un’ombra rendendo più difficile vedere i confini delle cose, o come una sostanza vischiosa modifica le azioni dei suoi protagonisti, senza che questi riescano a rendersene veramente conto.
Intermezzo è un romanzo sul dolore, la famiglia e l’amore, sulla solitudine e l’anelito per una comunità, quando i legami sociali si dissolvono. Come i temi al centro della sua indagine letteraria si ripetono nel tempo, così anche questo è prima di tutto un romanzo di voci e personaggi. Oltre ai due fratelli, infatti, ci sono Sylvia e Naomi, una accademica e coetanea di Peter, l’altra universitaria che vive di espedienti e che l’uomo frequenta senza troppe certezze; Margaret, invece, che incontra Ivan nel centro culturale che lei gestisce durante un torneo di scacchi, ha trentasei anni e un matrimonio in piena dissoluzione.
Intermezzo
Sally Rooney
Alla morte del padre, Peter e Ivan vedono sconvolto il precario equilibrio della loro esistenza. Nascono nuovi amori, esplodono vecchie ruggini, si creano inedite alleanze. E in questo interludio si intravede la vastità potenziale di ogni vita. A parte il fatto di essere fratelli, Peter e Ivan Koubek sembrano avere poco in comune. Peter è un avvocato di Dublino sui trent’anni – affermato, abile e apparentemente irreprensibile. Ma, ora che gli è morto il padre, prende farmaci per dormire e si barcamena con fatica fra due relazioni con donne molto diverse: il primo, imperituro amore, Sylvia, e Naomi, una studentessa universitaria per cui la vita è un’unica lunga barzelletta. Ivan è un campione di scacchi ventiduenne. Si è sempre considerato uno sfigato, un paria, l’antitesi del suo disinvolto fratello maggiore. Ora, nelle prime settimane dopo la perdita del padre, incontra Margaret, una donna più grande che esce da un passato turbolento, e rapidamente e intensamente le loro vite si intrecciano. Per i due fratelli in lutto, e per le persone da loro amate, si apre un interludio, un periodo di desiderio, disperazione e nuove prospettive – l’opportunità di scoprire quante cose un’unica vita possa contenere senza per questo andare in pezzi.
Come in due metà complementari, il libro racconta i rapporti sentimentali di Ivan e Peter e, come ovvio che sia, quello tra i due fratelli, ma la complementarità non sta solo nella distribuzione dello spazio; c’è una sorta di infinito rimando tra queste relazioni, una specchio dell’altra – la differenza di età tra Ivan e Margaret, riflesso di quella tra Peter e Naomi e, certo, di quella tra Ivan e Peter, con le loro fasi della vita a confronto, l’idealismo di corpi ancora integri da una parte, e il desiderio di riparo dell’altra. E ancora, perché Rooney dispone queste vita l’una accanto all’altra affinché possiamo osservarle, il dolore cronico di Sylvia, vittima di un incidente, dialoga con quello che Margaret prova per la fine del suo matrimonio, ed entrambi lasciano le donne incerte sulla loro possibilità di amare, sull’adeguatezza di quanto hanno da offrire; lo spazio emotivo che Peter riserva a Naomi inadeguato come quello che riserva al fratello o forse a se stesso.
Ci sono poi la logica matematica degli scacchi e quella che i personaggi cercano invano di applicare ai sentimenti. Ma le similitudini non sono solo una strategia di costruzione narrativa, piuttosto il contesto in cui Rooney si domanda se il dolore lasci ciechi e incapaci di aprirsi agli altri, o se sia un condotto attraverso cui raggiungere le altre persone – per rispondersi poi, radicando le sue ragioni nelle storie, che il più delle volte è l’una e l’altra cosa.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.