Focus su: “Tatà” di Valérie Perrin

Focus Tatà Valerie Perrin copertina

Il grande ritorno di Valérie Perrin: “Tatà” è un intreccio raffinato, un’indagine nella vita degli altri, per capire la propria, ed è un romanzo che, come una scatola cinese, ne contiene diversi.

«Ho avuto voglia di conservare per sempre le sue risate, avrei voluto metterle da qualche parte, magari in un portagioie. Non le ho mai dimenticate, le sento ancora varie volte al giorno. Mi accompagnano».

Tatà di Valérie Perrin, edito da Edizioni E/O, è un intreccio raffinato, un’indagine nella vita degli altri, per capire la propria, ed è un romanzo che come una scatola cinese ne contiene diversi. Si tratta di un racconto molto personale, ambientato nei luoghi dell’infanzia dell’autrice, che con discrezione e delicatezza tratta le vite dei suoi protagonisti, dando voce anche a chi in apparenza non l’ha mai avuta.

In Tatà ci sono intrecci complessi, e colpi di scena che rischiarano all’improvviso, e danno senso a quello che si è. Come in Cambiare l’acqua ai fiori, il passato si riempie di luce, in storie che si svelano, rivelando la bellezza imperfetta dell’esistenza. Il testo è denso, generoso nelle descrizioni di oggetti e luoghi riparatori dell’anima e nella costruzione di immagini capaci di rendere immenso il piccolo: in fondo la vita è questo, anche quando sembra cosa da niente, invece è tutto.

Tutti abbiamo una storia: con Tatà Valérie Perrin dimostra, con la grazia della scrittura e la raffinatezza delle emozioni, tutta la sua capacità di cogliere la profondità delle cose della vita, le mille battaglie degli altri di cui ignoriamo l’esistenza. E la storia di Colette, vera protagonista silenziosa, sembra sussurrarci: Sii gentile. Sempre.


Tatà
Valérie Perrin

«Colette è rimorta, parola che non esiste da nessuna parte. Non esiste il termine rimorire». Colette era una donna senza storia, almeno così crede la nipote fino a quando una telefonata della gendarmeria non la informa del suo decesso. Il fatto è che Colette, la sua unica zia (Tata, zietta in francese), giace sepolta al cimitero già da tre anni… Romanzo raffinato, in cui si intrecciano destini e trame palpitanti, con il quale Valérie Perrin, straordinaria narratrice delle nostre vite, firma il suo grande ritorno. Agnès non crede alle sue orecchie quando viene a sapere del decesso della zia. Non è possibile, la zia Colette è morta tre anni prima, riposa al cimitero di Gueugnon, c’è il suo nome sulla lapide… In quanto parente più prossima tocca ad Agnès andare a riconoscere il cadavere, e non c’è dubbio, si tratta proprio della zia Colette. Ma allora chi c’è nella sua tomba? E perché per tre anni Colette ha fatto credere a tutti di essere morta? È l’inizio di un’indagine a ritroso nel tempo. Grazie a vecchi amici, testimonianze inaspettate e una misteriosa valigia piena di audiocassette, Agnès ricostruisce la storia di una famiglia, la sua, in cui il destino dei componenti è legato in maniera indissolubile a un circo degli orrori, all’unica sopravvissuta di una famiglia ebrea deportata e sterminata dai nazisti, alle vicende di un celebre pianista e a quelle di un assassino senza scrupoli, alle subdole manovre di un insospettabile pedofilo e al tifo sfegatato per la locale squadra di calcio, il FC Gueugnon. Sulla scia di “Cambiare l’acqua ai fiori” e “Tre”, Valérie Perrin


Nessuno è senza storia: anche la più solitaria donna di Gueugnon in Borgogna ha una valigia piena di segreti e una voce nascosta, che può raccontare ore e ore di ricordi, e di vita.
Lo scopre Agnès, quando ritorna al paese della zia Colette: l’hanno chiamata, perché l’anziana zia è morta. Ma Colette era già morta, tre anni prima, sepolta con la sua cerimonia funebre. Insomma, Colette pare sia morta due volte.

Agnès, parente più prossima di Colette, si trova così a dover gestire non pochi grattacapi, perché c’è un’indagine, c’è una casa che viene perquisita in cerca di indizi, ci sono disposizioni di cui tener conto, documenti da visionare: riconoscendo che Colette non può essere rimorta, in quella tomba ci deve essere seppellito qualcun altro. E soprattutto, bisogna scoprire perché e come Colette ha vissuto tre anni nascosta, senza rivelare il suo essere viva e vegeta nemmeno all’amata nipote.

La casa che accoglie Agnès è una casa ordinaria, il cui silenzio racconta gesti di una normalità semplice e quotidiana. Ma c’è un’eredità preziosa che Colette ha lasciato alla nipote, e ha riempito un’intera valigia: audiocassette, quelle che si usavano un tempo, tantissime, tutte quelle che è riuscita a trovare. Su quei nastri Colette ha registrato ore e ore della sua voce, della sua vita: lì dentro c’è la verità della sua esistenza, ci sono tanti segreti e qualche avventura, ci sono grandi amicizie, c’è anche un grande amore, e forse c’è anche la chiave per capire il mistero delle sue due morti.

«Mi tremano le mani. Me la prenderò con calma, voglio scoprire quelle cassette poco a poco, come un regalo. Non le ascolterò in ordine, chiuderò gli occhi e lascerò fare al caso, come quando si legge un libro che non si vuole divorare, ma assaporare. Ho tutto il tempo che voglio».

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