Focus su: “L’impossibile ritorno” di Amélie Nothomb

Focus Impossibile ritorno Copertina

Amélie Nothomb torna nel paese amato, il Giappone, il luogo della sua infanzia e della disastrosa vergogna come impiegata, con una nuova opera profondamente autobiografica, che fonde il memoir con la riflessione esistenziale.

«Se c’è un’arte nella quale non eccello, è quella del ritorno. Eppure nessuno ne ha fatto esperienza quanto me. Se ne deduce che l’esperienza non insegna niente: continuo a sbagliare i ritorni».

Amélie Nothomb, una delle voci più interessanti nel panorama letterario contemporaneo, torna con una nuova, intensa opera. Si intitola L’impossibile ritorno ed è edito da Voland.
La scrittrice belga, nota per il suo stile ironico e tagliente, torna nel paese amato, il Giappone, paese della sua infanzia, teatro di alcuni dei suoi romanzi più celebri e della disastrosa vergogna come impiegata (vedi Stupore e tremori).

Stavolta, però, il viaggio assume una valenza differente: accompagnata dall’amica fotografa Pep Beni, Nothomb ripercorre i luoghi della giovinezza con uno sguardo nuovo, carico di nostalgia ma anche di consapevolezza. Durante i dieci giorni di esplorazione tra le strade di Kyoto, si immerge in un’esperienza sensoriale totalizzante, sperimentando il kenshō, una sorta di illuminazione interiore.

Ha avuto una vita talmente avventurosa che alcuni dettagli – fra cui il luogo e la data della sua nascita – si perdono nel mistero. Amélie Nothomb ha vissuto tante vite quanti sono i luoghi che ha abitato. Fra i più cari figura senza ombra di dubbio il Giappone, dove è cresciuta sin da appena nata. A distanza di tanti anni, l’autrice sente il bisogno di tornare alle origini, in un posto che conserva gioie e dolori di una vita ormai matura.

L’occasione è un viaggio di dieci giorni con un’amica fotografa, alla ricerca del passato ma guardato con una luce nuova, quella del presente. “L’impossibile ritorno” è, appunto, un modo consapevole – e ovviamente impossibile – per ripercorrere il sentiero di ciò che è stato, elaborare il lutto del padre e, soprattutto, comprendere di più sul presente.


L’impossibile ritorno
Amélie Nothomb

Amélie Nothomb torna nel paese amato, il Giappone, il luogo della sua infanzia e della disastrosa vergogna come impiegata (vedi Stupore e tremori). Questa volta è in compagnia dell’amica fotografa Pep Beni e durante i dieci giorni di viaggio sperimenta il kenshô (una sorta di estasi contemplativa), abbandona lo champagne per i whisky giapponesi, si immerge con una nuova prospettiva nei luoghi della gioventù. E se alcune parole giapponesi sono ormai sbiadite nella memoria, le sensazioni che i suoni, gli odori e la luce le provocano si riaffacciano come se non avesse mai lasciato il Giappone. Questa avventura “á la Thelma & Louise” diventa così un’occasione non solo per elaborare il lutto del padre ma anche per capire la sé stessa di oggi.


La tematica del ritorno

La tematica del ritorno, spesso affrontata in letteratura, qui assume sfumature inedite. La Nothomb non si limita a raccontare un viaggio fisico, ma esplora le implicazioni psicologiche del confronto con il proprio passato. Il Giappone della memoria e quello reale si sovrappongono, creando una tensione emotiva che accompagna il lettore per tutta la narrazione. La perdita del padre si intreccia con il tentativo di ricostruire un’identità che il tempo ha inevitabilmente trasformato, rendendo questo viaggio una sorta di elaborazione del lutto.

Uno degli aspetti più affascinanti del libro è la metamorfosi del rapporto dell’autrice con il paese che l’ha vista crescere. Se in “Stupore e tremori” il Giappone era stato il luogo della disillusione professionale, in “L’impossibile ritorno” diventa uno spazio di riscoperta e riconciliazione. L’ironia tipica della scrittura di Nothomb si mescola a una profonda introspezione, creando un equilibrio perfetto tra leggerezza e riflessione.

Un libro da leggere con la mente aperta e il cuore pronto ad accogliere le suggestioni di un’autrice che sa sempre sorprendere.

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