Un romanzo sul perdersi e ritrovarsi per amore: Éric Reinhardt racconta Sarah che si rilegge nella storia di Susanne mettendo in luce quanto sia possibile, nei momenti più impensati, l’apertura di nuovi orizzonti e nuove occasioni.
«L’atmosfera in casa era ottima. Non litigavamo mai. Facevamo l’amore regolarmente. Per questo ero così triste che mi trascurasse. Mi trascurava in una situazione idilliaca’».
La letteratura è sempre stata attratta dagli sdoppiamenti, dalle rifrazioni della persona che hanno messo da sempre in crisi l’idea unitaria dell’io, dal fatto che l’altro sia l’ombra creata dal Peter Schlemihlo di Von Chamisso o che sia la dimensione schizofrenica del Sosia di Dostoevskij. Si tratta di un confronto, di una scoperta dell’altro in sé, di un fare i conti con la propria esistenza e altri ipotesi.
È quel che accade anche alla Sarah del nuovo romanzo Sarah, Susanne e lo scrittore di Éric Reinhardt edito da Fazi, che questa scissione la vive con il personaggio di un romanzo che riscrive in maniera articolata la sua vita, sapendo che ”ciò che viviamo ci scaraventa a volte in spazi mentali che fanno di noi dei personaggi di un finzione narrativa. Viviamo e poi ci raccontiamo così come vivremmo e racconteremmo la storia di un personaggio romanzesco”, come le spiega lo scrittore incaricato del lavoro e che chiama la protagonista Susanne.
Vita e romanzo sono una sorta di discesa agli inferi di una donna innamorata e che crede nei valori e nel rispetto di sé, tanto da fare difficili scelte personali per tentare di rimettere in rotta il proprio matrimonio, che funziona ma vive di disattenzioni profonde da parte del marito, che ogni sera si ritira in un suo locale-studio, lasciandola sola coi figli per ore. A questo si aggiunge la scoperta di possedere solo il 25 per cento della loro casa coniugale, di cui il marito si è attribuito il 75 per cento. Turbata, chiede attenzione e assieme di riequilibrare la distribuzione dei loro beni, senza alcun risultato. Così mette in atto il suo piano, ma a sorpresa, tanto da ottenere una reazione opposta e far naufragare irrimediabilmente il rapporto coniugale.

Sarah ha quarantaquattro anni ed è reduce da un cancro che le aveva dato incertezze riguardo alla propria femminilità. È sposata da vent’anni e ha due figli ormai grandi, ma il matrimonio non è più quello di un tempo. In seguito ai tanti cambiamenti nella propria vita Sarah contatta uno scrittore chiedendogli di mettere nero su bianco la propria storia. Questi accetta ma cambia i connotati della protagonista: nel romanzo si parla di Susanne Sonneur, anche lei quarantaquattrenne reduce da una seria malattia, anche lei madre di due figli e una professione non comune, quella della genealogista, a differenza di Sarah, architetto affermato fino al tempo del problema oncologico. Il dopo cancro è per ambedue un netto cambiamento che le porta a lasciare il lavoro e a ritrovare altrove una propria dimensione.
Sarah, attraverso il narrato, diventa Susanne divenendo così la narratrice, colei che esteriorizza la disillusione della sua vita. Non prova più gli stessi sentimenti verso la sua famiglia, si rende conto che suo marito ha una migliore posizione economica e sociale, possiede i due terzi della loro casa ma, soprattutto, ha bisogno di altre esperienze, di una vita che lei non riesce a dargli. Quando, casualmente, un giorno Susanne usa il pc del marito per scrivere una mail, scopre una pagina web ancora spalancata dal chiaro contenuto pornografico; Susanne capisce che l’avvocato tributarista che aveva sposato si è ormai da tempo allontanato da lei e comprende il senso di quelle serate che lui da tempo trascorreva solo, a fumare canne e bere whisky.

Sarah, Susanne e lo scrittore
Éric Reinhardt
Sarah, una quarantaquattrenne altoborghese, sposata e madre di due figli, ha deciso di raccontare la sua storia a uno scrittore affinché questi la trasformi in un romanzo. Cambieranno alcuni dettagli: la protagonista si chiamerà Susanne, farà un lavoro diverso, vivrà a Digione e non in Bretagna, in un elegante appartamento anziché in una villa fuori città. La vicenda che ha stravolto la vita della donna rimarrà però la stessa. Dopo più di vent’anni di matrimonio, Sarah (Susanne) non si sente più amata come un tempo; il marito è sempre meno presente e ogni sera si ritira nel suo studio lasciandola sola con i figli. Come se non bastasse, lei si rende conto che lui possiede il settantacinque per cento della loro casa coniugale, e non la metà, come aveva sempre pensato. Turbata, chiede al marito di riequilibrare l’assetto immobiliare e di essere più partecipe nella routine domestica, ma lui la ignora. Decide quindi di allontanarsi da casa per qualche tempo in modo da metterlo sotto pressione, ma questa decisione porterà a un susseguirsi di eventi del tutto imprevedibili: quando, alcuni mesi dopo, lei tenterà la riconciliazione, scoprirà che suo marito non è l’uomo che credeva. Quale sarà la reazione di Sarah? E quella di Susanne?
La narrazione gioca su un continuo slittamento tra vita di Sarah e narrazione di Susanne, che diventano inevitabilmente due facce della stessa persona, due letture della stessa vicenda che avranno però due diversi finali a sorpresa, dopo l’intervento in prima persona anche dell’autore.
Quella che leggiamo è la storia tenera della fine di un matrimonio vissuto dalla parte della donna, le difficoltà e le soddisfazioni del rapporto di lei coi figli, ottimo col maschio diciassettenne Luigi, difficile e duro con la ventunenne femmina Paloma, l’incontro con altre donne più libere e solidali che la salvano da quella sorta di autodegradazione che si è innescata davanti al silenzio assoluto, al muro di totale non comunicazione che le ha opposto l’ignavia del marito, senza ascoltare alcuna delle sue ragioni, dopo che lei se ne è andata di casa per cercare di scuoterlo e spingerlo a agire.
Sarah, Susanne e lo scrittore è un libro assai umano e profondamente dalla parte delle donne, in particolare delle due coprotagoniste che decidono di ribaltare situazioni ormai infelici e di prendere in mano il proprio destino, anche se ciò significa perdere tutto e dover ricominciare senza certezze.
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