Nella potente immagine d’apertura, la Torre di Babele, il simbolo universale della divisione tra i popoli per lingue differenti, è rovesciata: oggi, nel mondo della traduzione automatica, il problema del comunicare non è più legato alle lingue diverse. Eppure, continuiamo a non capirci. Perché?
«Una nuova Torre di Babele. La costruzione della Sympathy Tower di Tokyo fi nirà per confondere le lingue allontanando le persone…».
Con Tokyo Sympathy Tower, vincitore della 170a edizione del prestigioso Premio Akutagawa, il più prestigioso riconoscimento letterario giapponese, Rie Qudan consegna ai lettori un’opera interessante per forma, contenuto e per il modo in cui è stata realizzata: accanto alla penna dell’autrice, infatti, compare anche ChatGPT, l’Intelligenza Artificiale che ha contribuito a circa il 5% della stesura del romanzo. Una scelta non solo simbolica: nel romanzo si riflette sul rapporto tra uomo e IA, e inserire direttamente uno strumento di AI nel processo creativo diventa un gesto concettuale coerente con la narrazione. Il risultato? Un romanzo quasi distopico, sofisticato e inquietante, che si interroga sul senso dell’empatia, della redenzione e del linguaggio stesso.
Un libro che affascina per la sua unicità, anche in virtù della sua genesi: solo durante la conferenza stampa del premio, Rie Qudan ha svelato di aver utilizzato l’Intelligenza Artificiale in fase di scrittura, scatenando forti dibattiti e clamore mediatico sia in patria sia a livello internazionale. L’integrazione dell’AI è il mezzo perfetto per raccontare la contemporaneità e le sue contraddizioni attraverso tematiche scomode ma più che mai attuali: l’impoverimento e l’evoluzione del linguaggio, la dimensione etica della prigionia vissuta anche come autocensura quotidiana e il rapporto tra arte e artista.

L’autrice ha inserito ChatGPT nel testo per rendere più realistici alcuni passaggi in cui la protagonista si confronta con una IA: un gesto che va oltre la provocazione e diventa coerenza tematica. In un’opera che interroga il rapporto tra empatia e algoritmi, tra responsabilità e automazione, la presenza dell’IA tra gli “autori” del testo introduce uno spunto narrativo affascinante. Può un’intelligenza artificiale aiutare un essere umano a comprendere meglio se stesso? Può generare risposte autentiche, o soltanto simulare umanità? La Sympathy Tower immaginata da Rie Qudan è il risultato ultimo di una civiltà che cerca di correggere la crudeltà attraverso l’ingegneria morale. Ma ciò che emerge è una forma di sorveglianza emotiva che inquieta più di quanto rassicuri. La macchina può suggerire, accompagnare, rispecchiare, ma non può sentire.

Tokyo Sympathy Tower
Rie Qudan
Una nuova Torre di Babele. La costruzione della Sympathy Tower di Tokyo finirà per confondere le lingue allontanando le persone… Comincia così il libro vincitore del premio Akutagawa 2024, il più prestigioso riconoscimento letterario giapponese. In un futuro prossimo alternativo, la giovane architetta Makina Sara si è aggiudicata il progetto per una torre-prigione che dovrà sorgere dinnanzi allo stadio olimpico di Zaha Hadid. I detenuti vi verranno accolti con ogni premura, affinché il loro status di Homo miserabilis, cui sono giunti in quanto vittime di un ambiente ostile, sia riscattato da una diffusa empatia sociale. Un rovesciamento che si affianca a quello imposto dal linguaggio contemporaneo, tendente all’eufemismo e allo svuotamento di senso. L’incontro con l’amato Tôjô Takuto, di 15 anni più giovane, aiuterà Sara a mettere a fuoco il suo lavoro e a orientarsi nella Tokyo del futuro. Un romanzo breve tra utopia e distopia, che affascina e interroga il lettore sul potere della lingua, sul ruolo della bellezza e sui confini del vivere comune.
Tokyo Sympathy Tower è un romanzo che sfida il lettore. A metà tra distopia filosofica, riflessione sociale e diario esistenziale, l’opera di Rie Qudan (classe 1990) è una lettura densa, visivamente evocativa e intellettualmente stimolante. La torre al centro del racconto è un oggetto architettonico e simbolico insieme: il tentativo umano di ricodificare l’etica attraverso la tecnologia. Il romanzo esplora le contraddizioni di una società che, nel tentativo di correggere le devianze morali, rischia di disumanizzare completamente i suoi cittadini.
Sara, la protagonista, è un personaggio straordinariamente ambiguo: idealista e cinica, razionale e fragile, ossessionata dalla perfezione del progetto ma segnata da un passato che ritorna. Il giovane Takuto, suo interlocutore designato, è testimone e archivista, ma anche catalizzatore di una tensione sottile tra verità e rappresentazione. L’autrice alterna la narrazione con grande abilità: dalle riflessioni intime e poetiche alla descrizione di processi tecnologici e decisionali, dalla cronaca del cantiere alla disamina del linguaggio stesso. Non a caso, Qudan tenta di riflettere sugli aspetti positivi e negativi del linguaggio in un’epoca in cui le parole, amplificate all’infinito, rischiano di svuotarsi di significato.
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