E’ scomparso pochi giorni fa, all’età di novanta anni, il poeta Andrea Zanzotto.
Una vita dedicata alla poesia e alla contemplazione, diventando uno dei maestri della Poesia del novecento italiano. Con una selezione di libri (tutti al 15% di sconto). ripercorriamo il percorso narrativo di un grande autore.
Dal libro + DVD con Marco Paolini dedicato alla Natura, alle raccolte di poesie che meglio trasmettono il senso di “sublime” sempre ricercato dal Poeta, a dispetto di un’epoca spesso volgare e superficiale.
”La poesia è, prima di tutto, un incoercibile desiderio di lodare la realtà, di lodare il mondo ”in quanto esiste” afferma Zanzotto.
Poesia alla stegua di una missione per dare Ordine all’universo.
“La poesia, come la libertà è “una sola parola” quella che “salva l’anima’ in una suprema proposta qualitativa …”.
Il primo a segnalare il talento poetico di Zanozotto fu Ungaretti.
E una buona parte della critica, già nel 1968, gli aveva assegnato un posto di tutto rilievo tra i poeti italiani contemporanei.
Oltre Ungaretti, altri suoi importanti punti di riferimento sono Petrarca, Leopardi, Hölderlin e Mallarmé.
Per chi volesse leggere (o rileggere) il Poeta, abbiamo selezionato tre libri con raccolte di Poesie.
Tutte le poesie
Il silenzio della natura e le violenze della storia, l’ordine e il disordine, la scienza, il sacro, i saperi umani: nella sua straordinaria parabola linguistica la poesia di Zanzotto attraversa i grandi interrogativi della società occidentale e li traduce in un messaggio di speranza e di lode alla realtà. L’analitica introduzione di Stefano Dal Bianco guida il lettore alla scoperta delle tappe fondamentali di questo percorso poetico. Un percorso a spirale: “Per quanto la curva si allarghi fino a comprendere l’universo mondo, ogni suo punto è in rapporto costante con l’origine, con un luogo – Pieve di Soligo – e con un libro – “Dietro il paesaggio””.
Ritratti. Andrea Zanzotto. DVD. Con libro
L’incontro fra Andrea Zanzotto e Marco Paolini si sviluppa entro tre nuclei fondamentali di ricerca: la natura, la storia, la lingua. La natura è intesa dal poeta come pensiero al quale rivolgersi in un continuo scambio e risonanza ma anche come improvvisa mutazione, cementificazione e offesa.
Conglomerati
In questa raccolta emerge l’ irrinunciabile desiderio di sublime; o meglio, con un sorriso ironico e autoironico, di “sublimerie”. Nell’estasi del luccicante kitsch pervasivo della nostra rumorosissima epoca, cerca ancora abbandoni e amati silenzi, è ancora capace di aspettare e invocare il fiorire di un “maggio […] che trabocca d’invenzione”, o di cercare il più elevato senso di una “beltà” ideale.
NEVE
Che sarà della neveche sarà di noi?Una curva sul ghiaccioe poi e poi… ma i pini, i pinitutti uscenti alla neve, e fin l’ultima etàcircondata da pini. Sic et simpliciter?E perché si è – il mondo pinoso il mondo nevoso –perché si è fatto bambucci-ucci, odore di cristianucci,perché si è fatto noi, roba per noi?E questo valere in persona ed ex-personaun solo possibile ed ex-possibile?Hölderlin: “siamo un segno senza significato”:ma dove le due serie entrano in contatto?Ma è vero? E che sarà di noi?E tu perché, perché tu?E perché e che fanno i grandi oggettie tutte le cose-causee il radiante e il radioso?Il nucleo stellarelà in fondo alla curva di ghiaccio,versi inventive calligrammi ricchezze, sì,ma che sarà della neve dei pinidi quello che non sta e sta là, in fondo?Non c’è noi eppure la neve si affisa a noie quello che scottae l’immancabilmente evaso o mortoevasa o morta.Buona neve, buone ombre, glissate glissate.Ma c’è chi non si stanca di riavviticchiarsigraffignare sgranocchiare solleticare,di scoiattolizzare le scene che abbiamo pronte,non si stanca di riassestarsi– l’ho, sempre, molto, saputo –al luogo al bello al bel moduloa cieli arcaici aciduli come slambròt cimbricial seminato d’immaginiall’ingorgo di tenebrelle e stelle edelweissal tutto ch’è tutto bianco tutto nobile:e la volpazza di gran coda e l’autobusquello rosso sul campo nevato.Biancaneve biancosole biancume del mio vecchio io.Ma presto i bambucci-uccivanno al grande magazzino– ai piedi della grande selva –dove c’è pappa bonissima e a maravigliaper voi bimbi bambi con dirittoe programma di pappa, per tuttiferocemente tutti, voi (sniff sniffgran gnam yum yum slurp slurp:perché sempre si continui l'”umbra fuimus fumo e fumetto”):ma quiahi colorini più o meno truffaldiniplasmon nipiol auxol lustrine e figurinepiù o meno truffaldine:meglio là, sottomano nevata sottofelce nevata…O luna, ormai,e perfino magnolia e perfinocometa di neve in afflusso, la neve.
Ma che sarà di noi?Che sarà della neve, del giardino,che sarà del libero arbitrio e del destinoe di chi ha perso nella neve il cammino(e la neve saliva saliva – e lei moriva)?E che si dice là nella vita?E che messaggi ha la fonte di messaggi?Ed esiste la fonte, o non sonoche io-tu-questi-quaggiùquesti cloffete clocchete ch chpiù che incomunicante scomunicato tutti scomunicati?
Eppure negli alti livellisopra il coma e il semicoma e il liminesi brusisce e si ronza e si cicala-ciàcola– ancora – per una minima e semiminimabiscroma semibiscroma nanobiscromacose e cosinescienze lingue e profeziecronaca bianca nera azzurradi stimoli anime e dèi,libido e cupìdo e la loroprestidigitazione finissima;è così, scoiattoli afrori e fiordineve in frescurae “acqua che deviasi dispera si scioglie s’allontana”oltre il grande magazzino ai piedi della selvadove i bambucci piluccano zizzole…E le falci e le mezzelune e i martellie le croci e i designs-disegnie la nube filata di zucchero che alla psiche ne vie?E la tradizione tramanda tramanda fa passamano?E l’avanguardia ha trovato, ha trovato?E dove il fru-fruire dei fruitorinel truogolo nel buio bugliolo nel disincanto,dove, invece, l’entusiasmo l’empireirsi l’incanto?
Che si dice lassù nella vita,là da quelle parti là in parte;che si cova si sbuccia si spampanain quel poco in quel fiocodentro la nocciolina dentro la mandorletta?E i mille dentini che la minano?E il pino. E i pini-ini-ini per profilie profili mai scissi mai cucitiini-ini a fianco davantidietro l’eterno l’esterno l’interno (il paesaggio)dietro davanti da tutti i lati,i pini come stanno, stanno bene? Detto alla neve: “Non mi abbandonerai mai, vero?” E una pinzetta, ora, una graffetta. Andrea Zanzotto