A cura di Silvana Calcagno
La ricerca di se stessi e delle proprie origini, l’importanza degli affetti e della famiglia sono i temi al centro dell’interesse di Alfredo Mercutello, giovane salentino alla sua prima prova come scrittore di narrativa.
Tre uomini in cerca di se stessi, il tormentato rapporto padre–figlio, New York. Questi gli ingredienti principali del romanzo “In un grande mondo” di Alfredo Mercutello.
George, Fred e Tom sono giunti contemporaneamente a un punto di svolta nelle loro vite. Molto diversi tra loro, sono accomunati, però, da un percorso di ricerca che ha le sue radici nella volontà di sciogliere i nodi di un rapporto conflittuale con i propri padri e i propri figli.
George, anima raminga, paga lo scotto di un errore di gioventù che lo aveva portato ad abbandonare il figlio appena nato. Fred, il classico inseguitore del sogno americano, lascia la sua terra per fare fortuna e sentirsi libero da un ambiente limitato e da legami familiari soffocanti. Tom, dalla vita semplice, maestro di scuola in un’isola incastonata nel tempo, cerca suo padre senza rancori, con la sola speranza di colmare un vuoto emotivo ed esistenziale.
Lo sfondo di queste vicende — e forse quarta protagonista — è New York, simbolo del progresso moderno, la città globale per eccellenza, che accoglie i tre personaggi, li incanta e li sprona. La sua verticalità è il simbolo della spinta verso il cambiamento. Per le sue strade puoi trovare «genti delle più disparate etnie, tutte però con un’unica comune e inconfondibile caratteristica. Tutti con gli occhi all’insù», dice Tom. È proprio quel rivolgere gli occhi verso l’alto, verso il cielo, che diventa indicatore di una voglia di miglioramento, di distacco dalle limitanti briglie che noi stessi ci poniamo.
Il rapporto padre–figlio è stato da sempre al centro della letteratura di tutti i tempi. Oggi più che mai, nell’era della frammentazione massima dell’io, a causa d’internet e dei mass media che portano a creare innumerevoli immagini di sé, avere come punto di riferimento il proprio padre, poter vedere il proprio futuro in un figlio, è di vitale importanza. È ciò che Mercutello vuole comunicare con il suo libro: le radici, la famiglia, gli affetti, rimangono la cosa più importante anche nel nostro caotico secolo.
Sicuramente è un libro scritto col cuore, con probabili sfumature autobiografiche (si fanno accenni alla Puglia, regione natia dell’autore), anche se la psicologia dei personaggi, le loro vicende biografiche, le cause del malessere che li spingono alla ricerca, potevano essere esplorate più approfonditamente. Specialmente per chi vorrebbe capire più a fondo perché George abbia deciso di abbandonare suo figlio, perché il rapporto di Fred con il padre venga definito nell’introduzione “impossibile” e perché Tom si sia messo alla ricerca del padre proprio in quel particolare momento della sua vita.
Nonostante le esclamative e le interrogative frequenti che potrebbero stancare il lettore e la cura formale a volte carente, singolare è il linguaggio “parlato”, mimetico, dei personaggi, che innalzano il tono del loro discorso quando si spingono in riflessioni intime e personali.
In un grande mondo è un libro da leggere per chi vuole riflettere sui legami più significativi che ci caratterizzano, sulle salite e sulle discese della vita e sul fatto che «ogni cosa, ogni evento serve a qualcosa, siamo noi che dobbiamo interpretarlo».
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