Come uscire dalla crisi al tempo dello spread e dell’arbitrio? Con la ragione e il senso autentico della libertà. La grande saggistica questa settimana in cima alle classifiche.
L’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti pubblica per i tipi di Rizzoli, Uscita di sicurezza, vademecum per uscire da questo mostruoso videogame della crisi in cui siamo entrati senza capirlo e senza volerlo. Mettere l’ordine al posto del caos; separare l’attività produttiva dall’attività speculativa; chiudere la bisca della finanza, in modo che siano i giocatori e non noi a pagare per le perdite sulle puntate; ristabilire il primato delle regole; pensare a investimenti pubblici in beni di interesse collettivo. Solo così, mettendo la ragione al posto degli spread, l’uomo al posto del lupo, il pane al posto delle pietre, si può trovare insieme l’uscita di sicurezza.
L’indagine di Corrado Augias su una pericolosa debolezza del nostro carattere (Il disagio della libertà. Perché agli italiani piace avere un padrone, Rizzoli) è anche un appello a ritrovare il senso alto della libertà, intesa come il rispetto e la cura dei diritti di tutti. In novant’anni di storia, dal 1922 al 2011, abbiamo avuto il Ventennio fascista e il quasi ventennio berlusconiano, scegliendo di farci governare da uomini con una evidente, e dichiarata, vocazione autoritaria. Perché? Una risposta possibile è che siamo un popolo incline all’arbitrio, ma nemico della libertà. Vantiamo record di evasione fiscale, abusi edilizi, scempi ambientali, ma anche di compravendita di voti, qualunquismo: in poche parole una tendenza ad abdicare alle libertà civili su cui molti si sono interrogati. Da Dante con la sua invettiva «Ahi serva Italia, di dolore ostello!» e Guicciardini con la denuncia del nostro amore per il “particolare” fino a Gramsci che lamentava un individualismo pronto a confluire nelle «cricche, le camorre, le mafie, sia popolari sia legate alle classi alte». Pesa su questo atteggiamento la particolarità di una storia difficile e divisa. La lealtà e l’orgoglio nazionale infatti non si improvvisano, non si istituiscono per decreto. Ma se c’è un momento in cui avremmo bisogno di una svolta, di un empito d’orgoglio nazionale, è proprio l’attuale.
Carmela Bafumi