Ed è Andrea ad insegnare al padre ad abbandonarsi alal vita.
“Ma qui, adesso, basta un po’ di silenzio, un po’ di illusione, perché il cuore trovi un battito di tregua.”
Se ti abbraccio non aver paura di Fulvio Ervas.
Estratto dal libro.
Mi concedo un caffè nella piazzetta di Arraial, un caffè da solo. Mi chiedo se Andrea potrà fare l’amore con una ragazza, scoprire la sua sessualità e conviverci come una fonte di appagamento, se non di felicità.
Nessuno distribuisce una mappa per evitare le sciocchezze. Dicono che ai ragazzi autistici il sesso non interessa molto, dicono che sarebbe un rapporto troppo intimo con l’altro. Bravi, avranno ricevuto una lettera da quel mondo che diceva: a noi il corpo e il sesso non interessano, a noi piacciono i numeri primi, le pitture astratte e raddrizzare stuzzicadenti.
Io non ho verità ma mi basta guardare Andrea per capire che prova impulsi e desideri. Quando ci troviamo nel bel mezzo di questi argomenti, gli si stampa in faccia un sorriso che non va più via. Passo il pomeriggio con lui. Setaccio ogni suo più piccolo movimento. Non sembra in tensione, ha avuto giorni più burrascosi. Ha ascoltato un po’ di musica dal suo ipod, poi ha vagato attorno alla casa, scrutando dettagli con il microscopio della sua mente. Ripesco tra le mie cose il suo ultimo biglietto.
«Felice»
«Mondo parallelo è autismo devo imparare da terrestri»
«Terrestre imparo diventare».
Lasciamo Andrea e Angelica su una panchina della piazza. Io e Odisseu camminiamo per Arraial, come se fossimo in uno di quei paesini della mia terra…(…) Ci rifugiamo dietro un muretto, appoggiamo il frigorifero e ci sediamo, proprio come due cretini. Lancio un’occhiata alla casa, cinquanta metri più avanti. Guardo le ciabatte di Odisseu e lui la mia espressione, temo gli sembri una miscela di preoccupazione e di speranza. La principessa bacerà il rospo e questi si trasformerà: che facili pensieri, e così apro la prima lattina di birra. Li vediamo arrivare. Andrea davanti, lei lieve e un po’ guardinga dietro. Poi lui si arresta, si gira, la cerca con lo sguardo, sfugge, lei gli sfiora una mano, avanza, gli fa strada. Nella casa di Joana s’accende una luce e i muri li nascondono come un sipario. Sorseggio la birra. Quasi non ne sento il sapore. «Sai Odisseu, con certe persone la vita si è confusa all’ultimo istante». «In che senso?». «Ha sbagliato una virgola, ha messo il punto dove non doveva esserci.
«È un sogno».
«Ma è un sogno irrealizzabile? ».
«Non so» dice poi. «Non accadrà mai?» insisto.
«E possiamo dirlo noi?». «Noi da soli… no».
«Appunto».
L’emozione che provo non so descriverla, altro che la mia prima volta!
Una luce s’accende e poi si spegne. Più nulla. Allora, in un istante, dimentico tutto quello che ho studiato e un poco imparato sull’autismo (…) speri che il mondo corra, che la ricerca corra, che tutti gli scienziati delmondosi mettano di buona lena e immagini che, un bel giorno, la vita ti suoni al campanello e ti consegni una qualche soluzione. Ma qui, adesso, basta un po’ di silenzio, un po’ di illusione, perché il cuore trovi un battito di tregua. Appoggiamo la schiena contro il muretto, beviamo birra e cachaça senza ritegno. C’è un vento spettacolare. Buonanotte Andre. Stai viaggiando.