Il libro scritto a quattro mani da Gino Cecchettin, inisieme a Marco Franzoso, è in realtà una lunga lettera scritta alla figlia uccisa dall’ex fidanzato, per raccontare chi era Giulia interrogandosi anche sulle radici profonde della cultura patriarcale della nostra società.
«Sei la mia Giulia, ma non sei più solo questo. Dopo quello che è successo sei anche la Giulia di tutti. E io sento forte il dovere di manifestare al mondo che persone eri e, soprattutto, di cercare attraverso questo di fare in modo che altre persone si pongano le mie stesse domande».
Gino Cecchettin ha deciso di non chiudersi nel silenzio e nel dolore. Anzi, l’ha deciso da subito condividendo con tutte le famiglie d’Italia prima la sua angoscia poi la tragedia e oggi il lutto. Ma dal male bisogna imparare il bene, come ha sempre affermato a partire dal pulpito della chiesa di Santa Sofia a Padova dove si sono celebrati i funerali della “sua” Giulia, uccisa a 22 anni a coltellate dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Quella Giulia in cui si sono identificate migliaia di studentesse modello, normali, con un futuro tutto da vivere. Quella Giulia diventata inevitabilmente «nostra», da tragedia famigliare a lutto pubblico.
La scrittura come strumento per esorcizzare il dolore, come conforto ma anche come mezzo per veicolare un messaggio che va oltre il femminicidio della propria figlia. Gino Cecchettin ha sempre scelto di condividere le sue emozioni di padre e di uomo. Da qui la decisione di dare alle stampe la storia di Giulia e di quei tragici giorni di novembre, chiedendo probabilmente l’allontanamento pro tempore dal lavoro, e scegliendo di affidarsi alla Andrew Nurberg di Londra, l’agenzia letteraria che si occupa di scrittori e autori di fiction.
Cara Giulia
Gino Cecchettin
Le parole di un padre che ha scelto di non restare in silenzio. Un appello potente alle famiglie, alle scuole e alle istituzioni. Il libro è parte di un progetto più ampio a sostegno delle vittime di violenza di genere. Dal giorno dei funerali della figlia Giulia, Gino Cecchettin ha scelto di condividere il proprio dolore cercando di affrontarlo e renderlo costruttivo perché possa essere di aiuto alle giovani e ai giovani del nostro Paese. In questo libro, attraverso la storia di Giulia, si interroga sulle radici profonde della cultura patriarcale della nostra società. «Tu in questi giorni sei diventata un simbolo pubblico», scrive Gino Cecchettin alla figlia Giulia e a quanti vorranno ascoltare le sue sofferte parole di impegno, di consapevolezza e di coraggio. «Sei la mia Giulia e sarai per sempre la mia Giulia. Ma non sei più solo questo. Tu dopo quanto è successo sei anche la Giulia di tutti, quella che sta parlando a tutti. E io sento forte il dovere di manifestare al mondo che persona eri e, soprattutto, di cercare attraverso questo di fare in modo che altre persone si pongano le mie stesse domande».
Il progetto
Cara Giulia è scritto insieme a Marco Franzoso – l’autore di Il bambino indaco e de L’innocente – e fa parte di un progetto più ampio a sostegno delle vittime di violenza di genere. Questo libro è una lunga lettera con un appello alle famiglie, alle scuole e alle istituzioni in cui Gino Cecchettin, attraverso la storia di Giulia, si interroga sulle radici profonde di quella che sua figlia Elena aveva definito la «cultura patriarcale» della nostra società.
Come sottolinea Federica Magro, direttrice editoriale di Rizzoli «nel nostro Paese la riflessione comune intorno al tragico tema della violenza di genere si fa sempre più urgente, per ripensarci compiutamente come società civile. Per questo la Rizzoli, che ha fatto del suo Dna il dar voce agli autori che hanno stimolato o arricchito il dibattito pubblico sui grandi temi del presente, è molto grata – e lo sono anche personalmente come cittadina – a Gino Cecchettin per essere intervenuto sul tema della violenza di genere con una riflessione lucida e preziosa, chiave di un cambiamento necessario».
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