Siete alla ricerca di nuove letture? Scoprite i libri in uscita dal 15 al 21 aprile! Ecco una lista dei titoli principali da aggiungere alla vostra wishlist.
Per un’ora d’amore di Piergiorgio Pulixi
Il legame tra un padre e una figlia è qualcosa di sacro che niente e nessuno dovrebbe spezzare. Maria Donata aveva promesso al suo, Italo, che, per quanto fosse andata lontano da casa, avrebbe sempre trovato un modo di ritornare. Quando però viene uccisa, con indosso un abito da sposa che non le apparteneva, è Italo ad abbandonare la pace delle sue vigne nel sud della Sardegna e volare a Milano, dove la vita aveva portato Maria Donata, per prendersi cura del nipotino Filippo “Pippo” di due anni e scoprire cosa possa essere accaduto alla figlia.
Dopo otto mesi di indagini infruttuose, l’omicidio però rischia di essere archiviato e Italo ha un’unica speranza: il criminologo Vito Strega. Già dai primi accertamenti, la sua squadra ha il sospetto che questa morte sia collegata a una serie di femminicidi che stanno scuotendo la città: un disegno criminale più ampio e oscuro, nel quale nessuna donna sembra essere al sicuro.
Sullo sfondo di una Milano crepuscolare, violenta e indifferente, spazzata dalla pioggia e dal vento, Pulixi tratteggia un noir denso di umanità, pathos e dolcezza: un dramma famigliare che si riflette sulle vite dei singoli poliziotti, risvegliando in loro fantasmi che avevano sperato di essersi lasciati alle spalle.
Ora amati di Roberto Emanuelli
Attraverso gli occhi di Clara e Anna, le protagoniste del suo nuovo romanzo, Roberto Emanuelli narra una storia di sofferenza e rinascita, racconta di una relazione che diventa psicologicamente e fisicamente logorante e di un percorso, tortuoso ma irrinunciabile, per riprendersi la propria vita, per tornare a rispettarsi, ad amarsi. A rinascere. E a essere felici. È possibile rinunciare a noi stessi per amore? Quanta fiducia siamo disposti a concedere a chi ci inganna? Possiamo continuare a perdonare chi mostra indifferenza mentre la nostra vita, giorno dopo giorno, va a pezzi?
Clara vive a Roma, dove gestisce una libreria. Ama tutto del suo lavoro, crede nel potere dei libri, che non solo ci consentono di scoprire mondi sconosciuti e vivere vite che non sono la nostra, ma possono anche curare. Salvare. Eppure, in questo momento, proprio lei, che spesso consiglia romanzi sicura del loro effetto sulle persone, non riesce a trarne alcun aiuto per sé stessa. La sua vita è una continua altalena da quando, tre anni fa, ha conosciuto Alessandro e ne è diventata l’amante. Ha accettato una relazione costellata di distacchi improvvisi e mezze verità. Una storia che non è quasi mai come vorrebbe. Clara è diventata insicura, perché non si sente mai davvero scelta, a volte stenta addirittura a riconoscersi. Solo la presenza degli amici di sempre riesce a darle un po’ di conforto nei periodi più bui. Anna invece vive a Milano e studia Economia alla Bocconi, per assecondare un desiderio dei genitori più che il proprio. Davanti a sé ha un futuro già scritto: tornerà in Calabria e prendere le redini dell’attività di famiglia. Ma non è questo che Anna vuole e infatti ha la sensazione di vivere una vita che non le appartiene. Mentre la propria famiglia fa finta di non vedere il suo disagio. Quando incontra Francesco, tutto sembra cambiare. La felicità, comincia a pensare, può esistere anche per lei. Francesco, però, si concede per poi ritrarsi, un giorno è presente, quello dopo scompare, lasciando Anna in balia di interrogativi senza risposta e di uno sconforto da cui è difficile riemergere. Anna e Clara: due donne che cercano l’amore per trovare, anche, sé stesse. Due donne che in nome dell’amore corrono invece il rischio di perdere sé stesse. Cosa serve per dire basta, per non esistere solo in funzione di qualcun altro, per tornare, veramente, ad amarsi?
Partendo da un’esperienza personale per certi versi simile a quella narrata, Emanuelli ha provato a raccontare una relazione capace di “avvelenare” una vita. Capace di regalare momenti esaltanti, che accecano, ma anche altri di profondo sconforto e perdita di certezze. Lo ha fatto prendendo le distanze dal proprio vissuto e scegliendo due protagoniste femminili a cui ha dato voce. Quelle di Anna e Clara sono due storie individuali e al contempo universali. Attraverso l’esperienza dell’amore, raccontano anche di quel momento, nella vita di ognuno, in cui è necessario fare i conti con sé stessi, confrontarsi con quell’antico dolore che spesso ci fa scegliere le persone sbagliate o ci obbliga al compromesso. Ma è proprio nella ripetizione di quell’errore, di quel copione, quando la sofferenza raggiunge il suo picco massimo, là dove ci sembra non esserci via di scampo, ecco, è proprio lì che scopriamo che in realtà, quella di cui avevamo bisogno, non era una via d’uscita, ma una “via di ingresso”, comprendendo finalmente che la persona da scegliere, in realtà, siamo proprio noi stessi.
Game of Titans. Ascesa al paradiso di Hazel Riley
Da quando Haven ha incontrato la pazza famiglia Lively, la sua vita è cambiata. Dopo aver rinunciato all’incontro con Hades e ai soldi, la ragazza ha un’ultima opportunità per saldare i debiti del padre: cedere ai giochi dei Titani Crono e Rea, sull’Olimpo. Entrare nel Labirinto del Minotauro potrebbe essere infatti l’occasione per chiudere ogni conto in sospeso. Nessuno può rivelarle cosa si nasconde dentro quel luogo misterioso, ma Haven è determinata a vincere. Come Teseo sconfisse il Minotauro alleandosi con Arianna, però, anche lei deve capire di chi fidarsi.
L’altra parte della famiglia, che conosce gli orrori di cui Crono è capace, vuole aiutarla. Ma mentre trapelano nuovi segreti e antiche figure del passato tornano a perseguitarla, il filo rosso che rappresenta la sua unica via d’uscita si rivela essere più fragile di quanto sperasse. I suoi ricordi sono stati manipolati, e la verità è nascosta dalle bugie che il Titano ha abilmente costruito fin da quando lei era piccola. Haven e Hades dovranno lottare per la loro ascesa al Paradiso, ma con i giochi dei Lively, spesso per vincere la partita bisogna essere disposti a perdere qualcosa.
L’ultimo mago di Francesca Diotallevi
“È la notte di Capodanno del 1960 e, in un lussuoso appartamento affacciato sul parco del Valentino, un gruppo di persone siede attorno a un tavolo. L’aria è quasi elettrica e nessuno osa emettere un fiato. Aspettano l’inizio di quelli che il padrone di casa chiama «esperimenti» ma che per chi è lì hanno un valore inestimabile, metafisico, soprannaturale. Gustavo Rol ha l’eleganza garbata e poco esibita di chi cammina con naturalezza in qualunque stanza del mondo, e il pubblico pende dalle sue labbra. Solo un uomo lo guarda con sospetto, è sicuro che ci sia un trucco e vuole svelarlo. Nino Giacosa è un uomo rotto, in fuga: dai debiti di gioco, dai fantasmi della disfatta di El Alamein, da Miriam, la donna che ha amato. Da sé stesso. Dopo tanti sogni infranti, tuttavia, ha trovato qualcosa che può riempire il vuoto della sua esistenza: una storia. La storia che sta scrivendo giorno e notte nella squallida stanza di una pensione è quella di un grande imbroglio, celato dalle mani sapienti di un illusionista.
Ed è con questo atteggiamento scettico, l’occhio attento a ogni dettaglio, che Nino inizia a partecipare alle serate di Rol. Ma tra i due uomini, all’apparenza così diversi, si crea presto una complicità imprevista. E nelle passeggiate attraverso una Torino gelida e impenetrabile, Rol racconta a Nino la propria vita, il «dono» che ha scoperto grazie a un polacco conosciuto a Marsiglia, gli studi e lo scoramento all’idea di essere ammirato ma mai compreso.
Con la sua capacità fuori dal comune di rendere l’essenza di personaggi storici attraverso la lente romanzesca, Francesca Diotallevi ci incanta e ci ipnotizza, ponendoci interrogativi di fronte ai quali anche l’anima più razionale vacilla. Come solo chi padroneggia la magia della scrittura sa fare.”
Noi due ci apparteniamo di Roberto Saviano
Due regine del narcotraffico s’incontrano in un’asfittica prigione cilena, fra loro scoppia un amore. Paolo Di Lauro, spietato boss della camorra, vaga per il mondo in cerca della giovane ragazza che gli ha spezzato il cuore. Matteo Messina Denaro spende gli ultimi scampoli della sua latitanza barcamenandosi fra i ricordi e fra i letti delle sue tante amanti. Un feroce killer della ’ndrangheta fa coming out e va a convivere con il suo compagno, scatenando le ire del clan. Cos’è il sesso per le organizzazioni mafiose? Opportunità di controllo, sopraffazione, stigma o vanto, esaltazione o vergogna.
Con questo nuovo, accecante caleidoscopio di storie, facce, racconti inconfessati, Roberto Saviano disegna un quadro sorprendente, talvolta romantico, talvolta atroce, della criminalità organizzata alle prese con la questione più spinosa e delicata che le si possa presentare. Sesso, amore, tradimenti. Hanno creato e distrutto imperi, compreso quello criminale. A quasi vent’anni dalla pubblicazione di Gomorra, il libro che ha sovvertito le regole del racconto di realtà, Roberto Saviano torna con un reportage narrativo lacerante, innervato di storia e resoconto giudiziario. Uomini dal cuore di tenebra, donne che non appaiono più come semplici gregarie del boss di turno ma si trasformano, di racconto in racconto, da vittime a carnefici, da portatrici di salvezza a diaboliche assassine. Con lo stile che lo ha reso famoso in tutto il mondo, Roberto Saviano ci trascina in una narrazione torrenziale che sgorga impetuosa già dalla prima pagina: in una serata come tante, uno dei bravi ragazzi seduti al tavolo da poker, rimasto a corto di denaro, mette sul piatto una puntata sconvolgente che lascia gli altri esterrefatti.
Di capitolo in capitolo, animano le pagine personaggi epici, tragici, ma sempre profondamente umani, fotografati per la prima volta in quella dimensione privata, sessuale, amorosa, spesso lontana dagli occhi ma sempre determinante, perché costruisce o distrugge alleanze, afferma linee di potere, stabilisce la rispettabilità del boss o ne condanna l’intera stirpe. «In un placido agrumeto siciliano o in una Vela di Scampia, sulla fiorente costa laziale o in un prefabbricato alle porte di Milano, nel trambusto newyorkese, da nord a sud e da est a ovest, in ogni possibile angolo dell’universo criminale: non si scherza con l’amore, e non si scherza con il sesso. Molte delle persone di cui sto per raccontarvi l’hanno imparato a proprie spese.»
La memoria e la lotta di Maurizio Maggiani
“Io porto memoria, io ricordo. Sarà perché vengo dalla piccola gente apua, così sperduta e barbara da non aver avuto una lingua scritta, sarà perché tutto ciò che della mia gente è rimasto nella Storia è stato scritto da chi ci ha conquistato e asservito, sarà perché non saremmo che polvere di marmo calpestata e spazzata via se non avessimo una qualche coscienza di noi, sarà perché sono stato cresciuto nell’orgoglio di ciò che possiamo essere, poco o niente che ci viene detto che siamo, se solo ci facciamo liberi da chi si impadronisce dei nostri destini, sarà perché tutto questo va ricordato giorno per giorno, passo per passo, respiro per respiro, che io del portare memoria me ne sono fatto una passione.”
La memoria non può essere un’occorrenza simbolica, una verità manipolabile da chi ha il potere di stravolgerla, la memoria deve essere elezione, la memoria è promessa, è passione; la memoria è assunzione di responsabilità, e allora si fa lotta contro lo stato presente delle cose. Chi porta memoria da sé non è niente, esiste solo quando c’è chi lo accoglie, lo ascolta, lo vede, lo legge, e nel farlo si fa partecipe, a sua volta testimone.
La Storia esiste e si tramanda finché è raccontata, e nessuno come Maurizio Maggiani sa raccontarla.
Coltello di Salman Rushdie
Da Salman Rushdie ci arriva un resoconto personale e potente su com’è riuscito a resistere – e a sopravvivere – a un attentato alla sua vita trent’anni dopo la fatwa che era stata scagliata contro di lui.
Nell’ormai lontanissimo febbraio del 1989 l’ayatollah Khomeini emise una fatwa, una sentenza di morte, contro Rushdie per aver scritto I versi satanici, romanzo nel quale, a detta del leader iraniano, venivano offesi la religione islamica e il suo profeta. A quasi trent’anni da quell’evento, la mattina del 12 agosto 2022, mentre si trovava sul palco del Chautauqua Institution – nello stato di New York – per tenere una conferenza, un uomo in abiti e maschera neri si precipitò lungo il corridoio verso di lui brandendo un coltello. Il primo pensiero di Rushdie fu: “Sei tu, dunque. Eccoti qui”. Quello che seguì fu un atto di violenza che scosse il mondo letterario e non solo. In queste pagine potentissime, Rushdie ci fa rivivere per la prima volta, e con dettagli indimenticabili, gli eventi traumatici di quel giorno, nonché quello che venne dopo: il suo complicato percorso verso il recupero fisico e la guarigione resi possibili dall’amore e dal sostegno di sua moglie, Eliza, della sua famiglia, del suo esercito di medici e fisioterapisti e della sua comunità di lettori in tutto il mondo.
Coltello è l’opera di un Maestro delle Lettere all’apice delle sue capacità, che scrive con passione, con dignità, con onestà incondizionata. È anche un ricordo profondamente commovente del potere della letteratura di dare un senso all’impensabile, una meditazione intima e rassicurante sulla vita, sulla perdita, sull’amore, sull’arte e sul trovare la forza di rialzarsi.
Il gioco degli opposti di François Morlupi
Sofia, Bulgaria. In una gelida domenica d’inverno, mentre una bufera di neve imperversa sulla città, un ragazzo si presenta al commissariato centrale e chiede dell’ispettore Dimitrov. Sa già che da là dentro non uscirà vivo, ma ha un’importante missione da compiere: consegnare una chiavetta usb che contiene il filmato di un brutale omicidio. L’ispettore, noto per i suoi scoppi d’ira e per una certa propensione ai traffici illeciti, non fa in tempo a interrogare il ragazzo perché quest’ultimo si toglie la vita mordendo una capsula di cianuro. Prima di morire lascia però un secondo messaggio, un bigliettino con su scritto un nome: Biagio Maria Ansaldi.
Quando la notizia arriva a Monteverde, il commissario Ansaldi ha appena finito di accogliere il nuovo membro della sua squadra, Eliana Alerami, una giovane recluta che ha molta voglia di dimostrare il proprio valore. I Cinque sono appena usciti da un’indagine che ha lasciato cicatrici profonde e stanno cercando di ritrovare una qualche forma di normalità. Ma quello avvenuto a Sofia non è soltanto un delitto terrificante, è il primo di una catena che rischia di seminare il panico in tutta Europa. Ansaldi dunque non ha scelta, deve partire immediatamente e trovare un modo per collaborare con Dimitrov, l’uomo più diverso da lui che il destino potesse mettere sul suo cammino.
Senza rinunciare alla consueta dose d’ironia, François Morlupi costruisce la sua indagine più dura e complessa, che unisce le atmosfere del noir italiano con quelle del poliziesco internazionale; una frenetica corsa contro il tempo e un viaggio nei territori più freddi dell’animo umano.
Più ci rinchiudono, più diventiamo forti di Narges Mohammadi
«Scrivo nelle mie ultime ore di licenza. Tra poco sarò costretta a tornare in prigione. Il 16 novembre 2021 sono stata arrestata per la dodicesima volta in vita mia e per la quarta condannata alla detenzione in isolamento. Sono stata giudicata colpevole per il libro che avete tra le mani. Finirò di nuovo dietro le sbarre. Ma non smetterò mai di lottare.» Con queste parole, Narges Mohammadi, instancabile attivista e premio Nobel per la Pace 2023, tuttora reclusa, ci consegna la sua toccante e potente testimonianza di resistenza.
A emergere è una fotografia terrificante della vita nelle carceri iraniane – a partire dalla famigerata sezione 209 del carcere di Evin, a Teheran –, dove i prigionieri politici e gli attivisti vengono sottoposti a condizioni estreme, isolamento totale e «tortura bianca», una disumana forma di detenzione usata in maniera pervasiva in Iran che sottrae alla persona ogni stimolo sensoriale per lunghi periodi. La «tortura bianca», in particolare, è uno dei più palesi e diffusi esempi di tortura contro cui Narges Mohammadi si è sempre battuta, prima ancora di essere imprigionata. E ha continuato a farlo dalla sua cella.
In queste pagine, oltre alla sua storia, Mohammadi raccoglie le interviste a dodici donne detenute come lei, tra cui la giornalista di fama internazionale Nazanin Zaghari-Ratcliffe e l’attivista Atena Daemi. Donne che hanno sollevato la testa di fronte al regime islamico, che si sono battute per la libertà e la democrazia, o che sono state incarcerate con accuse infondate. Più ci rinchiudono, più diventiamo forti è un coraggioso atto di denuncia verso la dittatura iraniana e le sue barbare violazioni dei diritti umani, e al tempo stesso un appello agli attivisti di tutto il mondo a non rinunciare alla lotta.
Grido, non serenata. Poesie di lotta e di resistenza di Erri De Luca
Questa raccolta risponde all’insindacabile opera del caso che qui si è manifestato in forma di scaffali affastellati di libri di poeti accumulati da mio padre, poi da me. Li ho sfogliati in cerca delle pagine da offrire, non più di qualche poesia per ogni poeta.
La parola per me comprende femminile e maschile. L’ho imparato da Anna Achmatova che si dichiarava poeta e non poetessa. In russo le due parole sono uguali alle nostre. Sono pagine da condividere leggendole alla tavola di una sera che si prolunga e che lubrifica col vino le corde vocali. Sono poesie da dire, pronunciare aggiungendo il proprio fiato. Evito il verbo recitare che in parte le falsifica.
Tra i dischi di mio padre alcuni erano incisioni di versi letti da attori. Calcavano coi toni della voce impostata, appunto: recitavano. Chi dice un verso muove anche le labbra di chi lo ha scritto. La poesia permette questa coincidenza e quella di ispirazione politica accomuna i sentimenti di giustizia di chi ha scritto e di chi legge.
Discorso su Puskin di Fëdor Dostoevskij
A Mosca, nel giugno del 1880, Fëdor M. Dostoevskij tiene all’Associazione degli amanti della letteratura russa un discorso nel quale celebra Puskin come modello supremo dell'”uomo russo”. Le sue trascinanti parole suscitano nell’uditorio un entusiasmo e una commozione senza precedenti. La dissertazione diventa immediatamente – e resterà a lungo – un caposaldo del dibattito intellettuale russo, diviso a proposito dei rapporti con l’Occidente tra chi vorrebbe un Paese emulo delle civiltà europee, gli occidentalisti, e gli slavofili che auspicano invece per la nazione russa un cammino autonomo.
Due mesi più tardi lo stesso Dostoevskij pubblica il discorso sulla sua rivista Diario di uno scrittore, e lo accompagna con un’introduzione e con la puntuale risposta alle critiche mossegli dal professor Gradovskij.
I tre testi – qui presentati insieme alla conferenza tenuta nella stessa occasione da Turgenev, faro degli occidentalisti – sono introdotti da Paolo Nori che, grazie a una serie di fulminanti close-up, ricostruisce, oltre a quella epica giornata, la temperie culturale ed emotiva della Russia di fine Ottocento.
La lista di Yomi Adegoke
Ola Olajide, una famosa giornalista femminista del settimanale “Womxxxn”, sta per sposare Michael, l’amore della sua vita. Belli, giovani e di successo, sui social sono la “coppia modello” e hanno tutto quello che si può volere dalla vita. Finché una mattina, appena svegli, ricevono via Twitter un identico messaggio: “Oh, mio Dio, avete visto la Lista?”. La Lista era iniziata come una raccolta di nomi in crowdsourcing (assemblata collettivamente), ma si era trasformata velocemente in altro. Finita nelle mani di un account anonimo, ai nomi erano state associate accuse circostanziate e spaventose di violenze sessiste.
In altri tempi Ola sarebbe stata una sostenitrice della Lista, l’avrebbe condivisa, diffusa, avrebbe scritto articoli e chiesto la testa degli uomini incriminati. Avrebbe fatto così se nell’elenco, quel mattino, non fosse comparso anche il nome di Michael, spazzando via ogni certezza. Con il futuro in gioco, Ola dà a Michael un ultimatum perché dimostri la sua innocenza entro il giorno del matrimonio, ma non è facile per entrambi districarsi nell’intrico di bugie che sembra emergere all’improvviso da un mondo apparentemente perfetto.
Una lettura appassionante e quanto mai attuale sul lato oscuro dei social media e il confine sempre più sfuggente tra vita online e realtà.
Giro de Il Giappone di Nicola Bernardi e Sio
Nella primavera del 2014, due ragazzi fanno un viaggio: quattromila chilometri di strada su due ruote attraverso quello che chiamano “Il Giappone”. Da questa esperienza su bicicletta che annovera – ci crediate o meno – la completa assenza di preparazione fisica, è nato un fenomenale diario composto di parole, disegni, fumetti e fotografie. Tutto insieme, in quello che non è soltanto un libro, ma addirittura un Tribro, da leggere e guardare su tre strade che scorrono parallele (provare per credere).
Un viaggio che ricomincia, arricchito in ogni sua parte con materiali inediti e in una nuova veste editoriale, per scoprire e riscoprire il Giappone con gli occhi e le pedalate di un dinamico e irresistibile duo. Ogni storia è, in fondo, un viaggio. E questa lo è ancora di più, in tanti modi. È la storia di un viaggio, avvenuto in concreto, in una terra lontana eppure idealmente vicina. Ma anche un viaggio interiore, dentro sé stessi. Un’esperienza di apprendimento, di crescita e di amicizia. E di massimo divertimento.
Io non uccido di Manuel Negro
Eddy, comico vegano, ha fatto della sua scelta alimentare il suo cavallo di battaglia ma, dopo essersi barcamenato per anni tra squallidi locali e piccoli ingaggi, sta meditando seriamente di cambiare mestiere. All’improvviso però, ecco che arriva la grande occasione: sarà invitato come ospite a Sanremo.
Quando finalmente le cose sembrano andare per il meglio e il monologo per il Festival è quasi pronto, Eddy riceve un misterioso biglietto: la sua adorata nonna, che l’ha cresciuto fin da bambino e con cui vive da quando i suoi genitori sono spariti nel nulla, è stata rapita e, se Eddy non rinuncerà ad andare a Sanremo, farà una brutta fine.
Ma chi è che lo odia al punto di rapirgli la nonna? Forse il proprietario del nuovo bioparco, che Eddy ha criticato pubblicamente per amore degli animali? O i nemici che ha collezionato nel tempo a furia di battute sarcastiche al limite della provocazione? Deciso a non rinunciare al suo debutto in TV, Eddy si mette sulle tracce dei rapitori insieme al suo simpatico agente argentino, Buenafuente, al muscoloso Rascel, improvvisata guardia del corpo, e all’affascinante poliziotta Alex. I ricattatori però sembrano avere più di un asso nella manica e molta sete di vendetta: per Eddy, realizzare il suo sogno diventerà difficile anche se, con l’aiuto di vecchi e nuovi amici, e molto coraggio, non completamente impossibile.
Le libraie di Kichijoji di Kei Aono
Due donne diverse in tutto. Specie nel modo di amare la carta, l’inchiostro, i libri. Ma, a unirle, la volontà di salvare dalla rovina un’antica libreria nel cuore di Tokyo. «Era proprio nei dettagli che si faceva la differenza in quel mestiere. Non si poteva evitare quel contatto fisico, e giornaliero, con i libri, altrimenti tutti quei volumi rischiavano di appassire». Riko Nishioka, vicedirettrice di una libreria nel quartiere di Kichijoji, da qualche tempo ha difficoltà a gestire Aki Obata, la sua giovane subordinata.
Al centro dei loro battibecchi, due caratteri opposti: testarda, stacanovista e invidiata dai colleghi l’una; spensierata, ottimista e sicura di sé l’altra. Il loro scontro causerà una frattura in apparenza insanabile. Ma tra discussioni sui generi letterari, scaffali da allestire e presentazioni con gli autori da organizzare, Riko e Aki dovranno imparare ad ascoltarsi per sventare l’improvviso pericolo di fallimento della libreria.
Nonostante tutto di Nicoletta Verna
Katalin Karikó ha letteralmente salvato milioni di vite e lo ha fatto nonostante tutto: nonostante fosse donna, nonostante fosse un’immigrata, nonostante per decenni nessuno abbia realmente creduto in lei e nei suoi studi. Credeva in quello che stava facendo, aveva fiducia nei suoi risultati e si è ostinata a fare le sue ricerche per decenni.
Figlia di un macellaio nell’Ungheria comunista del dopoguerra, Katalin Karikó è cresciuta in una casa con le pareti di fango e senza acqua corrente. Portati a compimento i suoi studi di biologia in patria, tra mille difficoltà ha deciso di proseguire le sue ricerche pionieristiche sull’RNA negli Stati Uniti, dove è arrivata come borsista post-dottorato nel 1985 con 1200 dollari cuciti nell’orsacchiotto della sua bambina, e con il sogno di rinnovare la medicina. Karikó ha lavorato assiduamente, spesso in solitudine, senza clamore, lottando contro gli scarafaggi in un laboratorio senza finestre e affrontando la derisione e persino le minacce di espulsione da parte dei suoi colleghi. Concentrata sul valore della ricerca, si è opposta al fatto che prestigiosi istituti di ricerca confondessero sempre di più scienza e denaro. Tra alti e bassi, non ha mai vacillato nella sua convinzione che una molecola instabile e poco apprezzata come l’RNA messaggero potesse essere la chiave per cambiare il mondo. La sua idea ostinata era di trasformare le cellule in piccole fabbriche in grado di produrre i propri farmaci su richiesta, dando loro le istruzioni giuste attraverso quella piccola, elusiva molecola. Ha sacrificato molto per questo sogno, e alla fine ha ottenuto i risultati eclatanti che hanno permesso di produrre in tempi brevissimi i vaccini contro il Covid che hanno salvato milioni di persone in tutto il mondo.
Grazie ai suoi studi, ha vinto il premio Nobel nel 2023. I vaccini a mRNA che le dobbiamo sono solo l’inizio del potenziale di questa scoperta epocale. Oggi la comunità medica attende con ansia altri vaccini a base di mRNA per molte altre malattie infettive, mentre sono allo studio procedure per applicare questa tecnologia alla cura del cancro. Nonostante tutto non è solo la storia di una persona straordinaria. È una testimonianza dell’impegno di una donna che ha lavorato intensamente e ostinatamente perché credeva fermamente che il suo lavoro avrebbe potuto salvare delle vite.
La cucina italiana non esiste di Nico Acampora e Elisabetta Soglio
“Quando Gualtiero Marchesi, considerato il fondatore della nuova cucina italiana, negli anni Novanta consigliava di mettere la panna nella carbonara, a nessuno veniva in mente di scatenare autentiche guerre di religione come avviene oggi.” Alberto Grandi, professore di Storia del cibo e presidente del corso di laurea in Economia e Management all’Università di Parma, e Daniele Soffiati, suo sodale nel celeberrimo podcast DOI – Denominazione di Origine Inventata, ci spiegano perché la cucina italiana non esiste! È vero che i prodotti italiani sono buonissimi, spesso i migliori al mondo, ma è falso che abbiano origini leggendarie, perse nella notte dei tempi. Non è serio sostenere che Michelangelo faceva incetta di lardo ogni volta che passava per Colonnata, così come non è credibile che i milanesi abbiano insegnato agli austriaci a preparare la cotoletta. La ricerca storica attesta che la cucina italiana, intesa come prodotti e ricette della tradizione, è un’invenzione recente e, di fatto, un’efficace trovata di marketing: la narrazione della tradizione è spesso l’ingrediente contemporaneo che rende i nostri piatti ancora più gustosi.
La ricerca della coppia Grandi-Soffiati ci ricorda che fino a un recente passato gran parte degli italiani moriva di fame, mentre le élite si dilettavano con cuochi e buon cibo. Inoltre, molti piatti simbolo della “tradizionale” cucina italiana, dalla pizza alla pasta, non sarebbero stati possibili senza il fondamentale contributo dei migranti italiani, che tornarono da terre lontanissime con qualche soldo in tasca e prodotti alimentari praticamente sconosciuti fino al 1900.
Con questo libro, vera e propria miniera di informazioni e curiosità, gli autori ci accompagnano in un ideale supermercato. Analizzando, scaffale per scaffale, la storia degli alimenti e dei piatti tipici, ci svelano che gli italiani sono ottimi cuochi proprio perché non sono mai stati vincolati da una tradizione di fatto inesistente, bensì sempre aperti alla cucina e agli ingredienti degli altri paesi del mondo.
Tutto Senna di Bruno Montesano
A 30 anni dalla scomparsa L’uomo, il pilota, il campione. Tre facce di una personalità unica e irripetibile, di un personaggio, Ayrton Senna, che a trent’anni dalla scomparsa rappresenta ancora un idolo per migliaia di appassionati in tutto il mondo.
Questo libro ripercorre la sua vicenda umana e agonistica attraverso una serie di capitoli, ciascuno dedicato ad uno specifico tema: dal suo legame con alcune piste come Monte Carlo o Monza, allo storico “dualismo” con Alain Prost, dal rapporto con i suoi compagni di squadra alle diverse fasi della sua straordinaria carriera iniziata in Toleman e finita, tragicamente, con la Williams.
Una parte non secondaria del volume è costituita da una specifica sezione che passa in rassegna le undici stagioni di Ayrton in Formula 1, gara per gara. Un volume destinato a chi, all’epoca, ebbe modo di vivere questa lunga quanto affascinante storia così come a chi si avvicina per la prima volta a questo immenso campione. Prefazione di Ivan Capelli.
Il terzo impero di Mikhail Yuryev
Il libro ha un narratore latino-americano che scrive nel 2054 su come è stato stabilito l’ordine mondiale. Un terzo impero russo ha fatto seguito a quello degli zar e poi all’Unione sovietica, sconfiggendo gli Stati Uniti e l’Europa, che sono stati costretti ad arrendersi.
Il romanzo racconta un periodo di ripresa tra il 2000 e il 2012, quando la Russia inizia la sua rinascita sotto il governo di “Vladimir II il Restauratore” con una prima rivolta perpetrata dai russi nell’Ucraina orientale e meridionale contro una rivoluzione istigata dal perfido Occidente. Di conseguenza, nella Prima espansione, Vladimir II dimostra di sostenere i ribelli offrendosi di annettere i loro territori – cosa che fa, creando alla fine l’Unione Russa che comprende Bielorussia, parti dell’Asia centrale e diverse regioni filorusse distaccate nei vicini Stati ex sovietici.
Questo raggruppamento di terre viene approvato da un referendum nelle parti interessate dell’Ucraina, che votano a stragrande maggioranza a favore. Il primo passo è stato compiuto, l’Unione Russa conta ora anche sull’Ucraina. E questo è solo l’inizio…
Favole per psicoterapeuti di Maicol & Mirco
In un volume di formato atipico, una atipica raccolta di storie degli Scarabocchi, in parte uscite sulla storica rivista Linus e su altre pubblicazioni, in parte provenienti dagli archivi privatissimi di Maicol & Mirco. Il palinsesto di questo libro a fumetti è un percorso di decostruzione e sottrazione identitaria propedeutico a raccontarsi meno stronzate, e ad abituarsi alla presenza della verità nelle conversazioni che si hanno con gli altri, e con se stessi. Una guida pratica per uscire dalle impasse morali della vita.
Con una prefazione di Pietro Galeotti.
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