Siete alla ricerca di nuove letture? Scoprite i libri in uscita dal 29 aprile al 5 maggio! Ecco una lista dei titoli principali da aggiungere alla vostra wishlist.
Una vita non basta di Enrico Galiano
«Quando desideri tanto qualcosa, fai come il colibrì: non aver paura di cadere. Anzi, impara a farlo a tutta velocità, per poi risalire.» Questa volta, però, a Teo sembra impossibile risalire: è stato bocciato in seconda liceo, ma soprattutto ha fatto qualcosa di davvero sbagliato, e ora dovrà scontare un’estate di lavori socialmente utili. Sa che è una punizione giusta, eppure c’è qualcosa dentro di lui che non riesce a tenere a bada. Teo la chiama la Cosa proprio perché non è in grado di darle un nome: sa solo che è un nemico troppo forte e di cui non ha il coraggio di parlare a nessuno. Di certo non ai suoi genitori, distanti anni luce, ma nemmeno a Peach, la sua migliore amica, l’unica che sa leggere i suoi silenzi e aggiustare con la musica i suoi giorni storti.
Tutto cambia quando su una panchina incontra un signore anziano che dice di essere un ex professore di nome Francesco Bove. Giorno dopo giorno, il professore lo porta nei posti più disparati e gli parla di miti greci e filosofi con parole che Teo non ha mai sentito: parole che lo spronano a non arrendersi, a porsi le domande giuste, perché capisca che non è solo, che tutti siamo in cerca di una ragione di vita, di un dono che ci renda speciali. Solo che, per capire cosa sia, l’unico modo è non smettere mai di tentare, fallire e riprovare, coltivare l’arte dell’imperfezione per tirare fuori il capolavoro che vive dentro di noi. Anche a costo di scoprire verità che ci fanno paura, come la fine di una misteriosa ragazza di cui nessuno sa più nulla e la cui storia sembra voler dire qualcosa a Teo.
L’autore che da anni scala le classifiche e incanta la stampa e i librai è tornato con uno dei suoi personaggi più amati di sempre: il professor Bove di Eppure cadiamo felici. Un romanzo sulle paure che ci impediscono di essere felici: paure che non vanno allontanate, ma ascoltate. Perché a volte bisogna attraversare il buio per scoprire la meraviglia di uno spiraglio di luce.
Mala. Roma criminale di Francesca Fagnani
La pace è finita e ora le gang sono in guerra. Sotto il manto della grande bellezza, nel sottosuolo perso e dannato di Roma scorre un fiume di violenza. Sequestri, pestaggi, torture e omicidi si susseguono. Lo scontro infuria, invisibile agli occhi dei più. È così da quando, il 7 agosto 2019, Fabrizio Piscitelli detto Diabolik, capo degli Irriducibili della Lazio e ai vertici della “batteria di Ponte Milvio”, viene freddato da un sicario che gli spara alla testa, mentre se ne sta seduto su una panchina al parco degli Acquedotti.
Ma Diabolik è solo la punta dell’iceberg di quella rete di organizzazioni criminali che governano sul territorio: connection tentacolare che comprende il cartello di Michele ’o Pazzo, la malavita storica e quella emergente, e poi il sodalizio, spietato e potente, degli albanesi, che sono cresciuti all’ombra di Piscitelli e sono diventati i Signori del narcotraffico. Così, la vendetta è l’innesco di un conflitto senza quartiere per il controllo delle piazze di spaccio, dal litorale ostiense a Tor Bella Monaca: un business gigantesco in cui tonnellate di coca muovono milioni. In queste pagine, voci urlano prima di spegnersi nel buio, armi sparano in pieno giorno, la droga invade le strade, i soldi si prestano a strozzo e i debiti si saldano sempre: a qualunque costo e spesso nel peggiore dei modi.
Con il rigore della cronista di razza, Francesca Fagnani esamina le fonti giudiziarie, collega i fatti, ricostruisce antiche alleanze e recenti rivalità che definiscono la geografia criminale della Capitale. Mala è un’inchiesta documentata, implacabile e travolgente come una serie tv sui narcos sudamericani, che svela chi sono i nuovi padroni di Roma, la città che si diceva non volesse padroni.
Ricordatemi come vi pare di Michela Murgia
La viva voce dell’intellettuale più lucida e appassionata del nostro tempo torna a visitarci per una formidabile resa dei conti sul potere, il femminismo, la fede, la letteratura. Ma soprattutto sulle dieci vite che ha vissuto con incantata sfacciataggine, senza paura, ripercorse oralmente nell’unica autobiografia organica possibile per una che ha attraversato il mondo correndo scalza, bruciando luminosamente ogni tappa.
Alla vigilia di una morte che l’ha vista gioiosa come una martire capace di cantare mentre avanza verso i leoni, Michela Murgia ha trascorso una settimana a raccontarsi a Beppe Cottafavi, suo editor e amico. Le registrazioni di quella sua ultima estate, ancora piena di storie come lo erano state le cinquanta precedenti, danno sostanza a questo suo libro straordinario, arricchito da quattro splendidi racconti ritrovati e da altri testi perduti che l’autrice ha scelto e indicato tra un ricordo e l’altro. Da un simile stagno brulicante di vita, come quello sulle cui rive è cresciuta, affiora un arcipelago di dettagli intimi: innamoramenti e parentele queer, matriarche oristanesi che sgranano rosari di cinque colori per salvare ogni continente, madonne con la parrucca, uomini violenti e maestri sognanti, lezioni di lingua sarda e cultura coreana, di esegesi biblica e di scrittura magica, di politica attiva e di militanza culturale.
Franca e visionaria, antifascista e immune dai compromessi, Murgia ci rivela com’è che una ragazza di provincia, addestrata a leggere il Vangelo e ad accontentarsi di sopravvivere, si sia messa in testa di cambiare il mondo invece, affidandosi a un’irriducibile aspirazione alla felicità.
Discorso per un amico di Erri De Luca
“In posti lontani abbiamo condiviso notti con le briciole di stelle cadenti, abbiamo respirato i loro pulviscoli incendiati dall’attrito con l’aria. Nel sonno abbiamo sentito la giravolta delle costellazioni con la Stella Polare fissa al centro, a pirolino di roulette. Abbiamo scippato certe notti così alla vita dei giorni. Distanti da candele, lampadine, fari e torri di guardia, abbiamo fissato nelle pupille la distesa dei puntini luce.”
Sono pagine di commozione trattenuta, e per questo tanto più commoventi e vivide, queste che Erri De Luca dedica alla guida alpina Diego Zanesco, che ha perso la vita nell’estate del 2023 sulla Tofana di Rozes: amico seguito sui saliscendi in Ecuador o sulle Dolomiti. Nell’indagare la causa della sua caduta, cercando il punto preciso del suo distacco dalla roccia, De Luca gli restituisce corpo e voce, riporta pagine dei suoi taccuini e passi dalle lettere che negli anni si sono scritti, tracciandone un ritratto concreto e poetico. E restituisce al contempo, facendoci sentire la roccia sotto le dita, anche il suono degli zoccoli dello stambecco che fugge, il peso del corpo sugli appigli, la ragione stessa di scalare.
L’amicizia, la montagna e i libri si intrecciano in questo Discorso per un amico con dolcezza, gratitudine e dolore: “Per me rimani Diego, per me insisti, prosegui e io continuo a seguirti”. Una serie di fotografie a colori segue passo passo le parole. Questo è per me il racconto di un’amicizia tra due uomini che si sono incontrati per due coincidenze: i libri e le montagne.
Dieci cose che ho imparato da Jessica Fletcher di Alice Guerra
“Chissà se anche Luigino ha iniziato a pensarla come me e per questo ha cominciato a mettersi le camicie con le angurie. Era demenza senile oppure aveva semplicemente iniziato a volersi bene?” Luigino, novantenne di Mestre che vive in compagnia delle sue galline, una mattina sparisce senza lasciare traccia. Un riluttante commissario siciliano, che odia il Veneto e sogna il trasferimento, sarà costretto a farsi carico delle indagini, ma la vera investigatrice – caparbia e inarrestabile come la sua mentore Jessica Fletcher – sarà Alice: una ragazza che si autoproclama “l’influencer di Mestre” e che non smette di ficcare il naso al bar, alle poste, al gingerino pomeridiano delle amiche della zia e, soprattutto, all’interno della stessa casa di Luigino.
Guidata dai principi e dagli insegnamenti della sua adoratissima Signora in giallo – tra cui: “Anche la tua amica può essere un’assassina”, “Se qualcosa non torna, è meglio ficcare il naso” e “Chi ha bisogno di dimostrare il proprio valore non vale poi molto” – della quale non perde una puntata, Alice inizia a scoprire qualcosa di più sulla vita e sul mondo di Luigino, che sotto molti aspetti sono simili ai suoi.
Tra colazioni al bar per carpire informazioni ai vecioti di Mestre, goffi pedinamenti e scelte coraggiose (sul filo della legalità), Alice ci racconta anche un po’ di sé: del disturbo d’ansia generalizzata di cui soffre, di come ha fatto in qualche modo i conti con questa realtà, di anni trascorsi a rincorrere le cose sbagliate e delle sue relazioni amorose disfunzionali. Una storia appassionante, ironica e potenzialmente verissima, che ci invita a ricordare che “non è mai troppo tardi per fare ciò che ci rende felici, nemmeno se abbiamo novant’anni e siamo più di là che di qua”.
Eileen di Ottessa Moshfegh
“Odiavo praticamente tutto. Ero sempre molto infelice e arrabbiata.” Eileen è una ragazza diversa da tutte le altre: non cerca di rendersi attraente, è trasandata, ossuta, non ascolta i Beatles, non le interessano le cose alla moda o popolari. Intrappolata in una cittadina di periferia, vive in una casa sporca e buia prendendosi cura del padre alcolizzato e lavora in un riformatorio per adolescenti maschi, dove segue e fa seguire le regole come le ha insegnato l’educazione conservatrice e cattolica che ha ricevuto.
La sua vita è spenta e noiosa come le gonne di lana al ginocchio e le calze spesse che indossa. Ogni mattina sale sulla sua vecchia Dodge, rischiando un’intossicazione da monossido di carbonio per il tubo di scappamento che non si preoccupa di far riparare; va al lavoro, timbra il cartellino in entrata e in uscita, guarda scorrere le ore sull’orologio a parete; affronta le giornate indossando “una maschera mortuaria” dietro cui nasconde in realtà una rabbia furiosa, pulsioni frustrate e pensieri sempre in movimento. Finché non arriva Rebecca Saint John, la nuova educatrice del riformatorio, che con il suo travolgente carisma cattura irrimediabilmente Eileen. Avvicinandosi a lei, la ragazza comincia a vedere uno spiraglio della libertà tanto desiderata. Ma fino a che punto è disposta a spingersi per inseguire il miraggio di quest’amicizia?
Eileen è una storia di ribellione ed emancipazione, non solo da un ambiente claustrofobico e oppressivo, ma anche dalle strette prigioni interiori in cui a volte finiamo per rinchiuderci. In questo romanzo, Ottessa Moshfegh dipinge due protagoniste estremamente complesse e magnetiche, raccontando l’esplorazione di una libertà che investe il corpo e i desideri femminili, in un 1964 in cui le possibilità per una donna sono ancora limitate e prescritte.
Happiness. Ediz. italiana di Danielle Steel
Sabrina Brooks è un’autrice di thriller di grande successo. Ma a differenza dei suoi personaggi, conduce una vita tranquilla nel Berkshire con i suoi due amati cani, e si è lasciata alle spalle un passato oscuro e doloroso: un’infanzia con il padre freddo e distante, un matrimonio che si è trasformato in una relazione violenta da cui è dovuta fuggire. L’arrivo di una lettera misteriosa sconvolge la sua pace, rivelando che è l’unica erede del titolo e della proprietà fuori Londra di un suo zio recentemente scomparso.
Questa notizia scioccante la costringe ad attraversare l’Atlantico e a fare un tuffo nel passato di suo padre e nei segreti da lui custoditi. Determinata a vendere rapidamente la tenuta, ma suo malgrado affascinata dal maniero, Sabrina non può fare a meno di ammirare i dintorni, specie grazie alla guida del bell’avvocato Grayson Abbott.
Inizia così a chiedersi come sarebbe la vita come «Lady Brooks» e se riuscirebbe a barattare la stabilità per la quale ha lavorato così duramente. Sarà abbastanza coraggiosa da scegliere una strada diversa?
Triste tigre di Neige Sinno
Doveva avere sette anni, forse nove, non lo ricorda con esattezza Neige quando il suo patrigno ha cominciato ad abusare di lei. A parte il momento esatto in cui tutto ha avuto inizio (il trauma ha alterato per sempre la cronologia dei fatti), i ricordi sono perfettamente incisi nella mente e nel corpo della donna che Neige è diventata. La decisione a diciannove anni di rompere il silenzio, la denuncia, il processo pubblico, il carcere per lo stupratore, la vita nuova molto lontano dalla Francia. E quella donna si è interrogata a lungo se scrivere il libro che stringete tra le mani, perché trovava solo motivi per non farlo. Fino al giorno in cui il passato l’ha raggiunta e l’impossibilità di scrivere è diventata impossibilità di non scrivere.
Questa che leggerete non è «soltanto» la storia di una bambina che è stata violentata per anni da un adulto; è la ricerca pervicace degli strumenti per dire di quell’altro luogo, il paese delle tenebre dove vivono tutti quelli come Neige; è il rifiuto netto della retorica delle vittime (nessuna resilienza, nessun oblio, nessun perdono); è la necessità di trovare semplici parole precise che dichiarino l’irreparabilità del danno; è l’urgenza di rendere testimonianza, sì, ma collettiva. Perché l’abuso si consuma in una dimensione separata di omertà e solitudine, una dimensione che è fisicamente la stessa in cui si svolge il resto della vita, ma che si sovrappone come un doppio di intollerabile nitore.
Triste tigre è il viaggio in questa dimensione, è il dialogo necessario con i grandi della letteratura che questa dimensione l’hanno interrogata, e che hanno fornito all’autrice gli strumenti per tutto questo. Un libro, che usa la scrittura come un martello, attraversato da una domanda: colui che ha creato l’agnello ha creato anche la tigre?
Charlie Palla di Cannone di Giulio Spagnoli
Charlie ha nove anni, è senza braccia e senza gambe ed è inchiodato a una sedia a rotelle. È esposto a ogni sorta di sevizie. E la vita è uno strazio, uno strazio che però si apre alla rivolta e alla consapevolezza. Niente di più semplice per Charlie, all’anagrafe Carlo Campo, che trasformarsi in una palla di cannone, e liberarsi dall’attrito del corpo e dell’Io.
Lo aiutano, nella sua ascesi, la solitaria e depravata Alix, attrice berlinese in cerca di vendetta; il Capoclasse, tormentato enfant prodige, grassoccio e poeta; l’aristocratica Livia, suo fuoco e supplizio. Non ci sono maestre che possano fermare il progredire della ribellione, né c’è preside capace di volgere in repressione la propria indifferenza. Del resto Charlie è tutt’altro che indifeso contro il mondo: ha saputo maturare una consapevolezza filosofica che esplode in chirurgico eloquio e lo trasforma in leader di una setta di bambini discepoli.
Favola folle, danza macabra, spericolata speculazione filosofica e scientifica, Charlie Palla di Cannone mette in scena l’insofferenza di anime tormentate e ribelli che hanno la faccia di ragazzini scatenati. Da tempo non si leggeva una narrazione così intrisa di crudeltà e sgomento, sempre a due passi dal comico e dall’assurdo, dal cinismo drammatico del delirio quotidiano (la scuola è in effetti la scuola pubblica così come la conosciamo) e dallo scatto surrealista di una spiccata sensibilità apocalittica.
Insegnare a nuotare a una foca di Leonardo Piccione
In alcune vacanze basta una settimana per memorizzare le espressioni più frequenti, imparare a dire correttamente “Grazie” e “Buongiorno”, o addirittura arrischiarsi in una breve conversazione. In altre, le parole si aggrovigliano in oscuri ghirigori, lasciandoci smarriti e incapaci di proferire alcun suono. È questo l’effetto che suscita un primo confronto con l’alfabeto islandese. Composto di trentadue lettere, in buona parte simili alle nostre, si differenzia per le impronunciabili ð, Þ e la æ o l’assenza della c, la w e la q, e quella contestatissima della z, esclusa dall’alfabeto con una legge nel 1973. Come se non bastasse, questo sciame di grafemi si coagula in lunghissime espressioni intellegibili e declinabili secondo complessi casi grammaticali.
Un incubo per qualsiasi turista, ma anche per studenti volenterosi come il giornalista Brendan Glacken, che nel saggio La terribile lingua islandese scrive: «La gente decide di imparare l’islandese per ragioni diverse, la maggior parte delle quali altamente discutibili».
Per Leonardo Piccione confrontarsi con l’islandese è stata una necessità. Arrivato sull’isola per un breve viaggio, è stato affascinato dai panorami, dalla lentezza del tempo, dalle nuvole veloci al punto da trasformarla in sua dimora elettiva. In questa insolita esplorazione, la lingua, i suoi proverbi, le vertiginose costruzioni sintattiche e le bizzarre scelte onomastiche si riflettono nella letteratura, nella visione del mondo e nelle abitudini quotidiane degli islandesi, diventando l’ago magnetico da seguire per orientarsi tra i vulcani e i ghiacci di uno dei paesi più a nord del pianeta.
La sposa del vento di Scilla Bonfiglioli
Nella Vienna d’inizio Novecento, il giovane e solitario Oskar Kokoschka trasforma i suoi demoni in opere d’arte, suscitando sdegno e grande scandalo. Grazie all’aiuto del Maestro Klimt, l’artista riesce pian piano ad affermarsi frequentando i circoli intellettuali più prestigiosi e facendosi notare per l’eccezionalità del suo lavoro. Le visioni mostruose e inquietanti che lo tormentano ogni notte, tuttavia, non gli danno tregua, almeno fino all’incontro con la bellissima Alma Mahler, magnetica musa di numerosi artisti, da poco rimasta vedova del celebre musicista. Il sentimento che travolge Oskar lo libera momentaneamente dai demoni che lo perseguitano e lo porta a vivere il periodo più fortunato della sua carriera, in cui produrrà capolavori indimenticabili come La sposa del vento, dipinto immaginifico ispirato al suo amore per Alma. Quando però la donna decide di lasciarlo e l’Europa è sconvolta dall’incubo della guerra, Oskar precipita di nuovo nell’abisso e, in preda al delirio, si fa costruire una bambola con le fattezze dell’amata, che paradossalmente lo aiuterà a dimenticarla.
In una Mitteleuropa ormai al tramonto, nell’imminenza della prima guerra mondiale, il romanzo ricostruisce le atmosfere dei circoli culturali del tempo dando vita alle passioni, ai turbamenti e alle manie di uno degli artisti più innovativi e originali del secolo scorso. La sposa del vento è il racconto di un’ossessione sullo sfondo di un continente in decadenza, il resoconto incalzante di una storia tormentata e bruciante che si nutrì delle visioni del pittore rappresentando un momento unico nella storia dell’arte.
Alma e Oskar erano il centro immutabile della tela, rannicchiati in un letto che era una barca alla deriva, stretti in mezzo ai turbini incontrollati della tempesta. Un viaggio abissale. «Allora, cosa te ne pare?». Alma fissava il quadro senza dire una parola. Il silenzio era pesante, interrotto solo dai tuoni che facevano vibrare i vetri del solaio. «Siamo proprio noi».
Non c’è un cane di Marco Malvaldi, Samantha Bruzzone e Giordano Poloni
A Collerotondo la vita scorre sempre tranquilla – troppo tranquilla – per Achille e Zoe: lui è l’unico della sua classe a non avere ancora il cellulare, lei vorrebbe tanto uno scooter per potersi levare da quella noia di paese e andare in città con le amiche. Ma quando Liana Salvadori, investigatrice privata e amica di famiglia, riceve una telefonata di lavoro, Zoe si ritrova ad ascoltarla suo malgrado. Scopre così che è in corso una delicata indagine sul rapimento di… un cane. Ma scopre anche di sapere qualcosa in proposito. Qualcosa di determinante, e di cui nessun altro è a conoscenza… Età di lettura: da 10 anni.
Una primavera troppo lunga di Yukio Mishima
Primavera: la stagione degli amori che preludono alla nascita della coppia… La primavera di Ikuo e Momoko, però, durerà più del previsto e più di quanto avrebbero desiderato. Il loro rapporto sarà messo alla prova da contrattempi e incidenti di ogni genere. Quasi sconosciuto all’estero, in Giappone.
Una primavera troppo lunga divenne subito un bestseller trasposto in un film di successo l’anno seguente, e l’espressione “una primavera troppo lunga” per un periodo indicò comunemente un fidanzamento troppo lungo. Mishima aveva cominciato a pubblicarlo a puntate su una rivista popolare a gennaio del 1956, proprio mentre su una rivista letteraria iniziava la serializzazione de “Il padiglione d’oro”, uno dei suoi lavori più rappresentativi. Serio e impegnato il secondo, è invece lieve e ironico il primo, che appartiene a un filone di opere in cui, secondo il noto critico e amico di Mishima Donald Keene, il grande scrittore riversò aspetti del suo carattere che trovavano poco spazio nella sua produzione seria, come l’umorismo e il gusto per la caricatura.
Anche in quest’opera più leggera, l’arte del grande scrittore è riconoscibile nella splendida costruzione dell’intreccio, nella profondità dei personaggi resa con pochi tocchi sapienti, nei temi a lui cari che non rinuncia a trattare, nella sua visione dell’uomo e del mondo raccontata, in questo caso, con spirito e disincanto.
Cherish. Ediz. italiana di Gabriele Romagnoli
Sono passati mesi dalla morte di Cyrus. Mesi in cui la più grande preoccupazione di Grace è stata consegnare i compiti in tempo per gli esami… Ma il suo mondo sta per cadere a pezzi ancora una volta: la Corte dei vampiri non ha un re, la Corte dei draghi non ha un cuore e la Corte dei gargoyle può contare solamente su di lei, un’adolescente che non sa più cosa fare. Ed è il peggior momento possibile, perché una terribile minaccia incombe proprio mentre il Circolo sta crollando.
Grace non ha altra scelta se non quella di tornare nel Regno delle Ombre per affrontare la regina che li ha quasi uccisi e stringere un patto con lei, se vuole trarre Mekhi in salvo. Questa volta, però, non sarà sola: i suoi amici sono con lei, e anche Hudson, sebbene ci sia qualcosa che non va in lui…
Grace è certa che nasconda un segreto, anche se non sa di cosa si tratti. Ora però le loro vite sono in pericolo, e solo lei può tentare di salvarli.
The beautiful ones. Ediz. italiana di Silvia Moreno-Garcia
È primavera e la Grande Stagione è appena all’inizio, ma il debutto di Nina in società si è già rivelato un disastro. Tutta colpa dei poteri paranormali che la giovane fa di tutto per arginare ma che continuano a renderla oggetto di pettegolezzi e maldicenze. Quando però arriva in città il celebre Hector Auvray, capace di ammaliare le platee dei teatri con le sue prodigiose dimostrazioni di telecinesi, Nina coglie in lui la possibilità di riscattarsi, di legittimare la propria arte e di trovare forse anche l’amore. Del resto, chi l’ha detto che il lieto fine esiste solo nelle favole?
Canto del buio e della luce di Antonio Moresco
Evento inspiegabile, inconcepibile: la luce scompare a poco a poco dal mondo. Ma è proprio questo misterioso e crescente buio che permette di cogliere ciò che abbiamo sotto gli occhi ma non sappiamo e vogliamo vedere, di rileggere tutta la storia umana e i suoi saperi in modo completamente diverso. Perché solo nel buio è possibile vedere la luce.
Canto del buio e della luce è frutto di un lavoro preparatorio di anni e dell’incontro esplosivo dell’autore con scienziati, matematici, musicisti, registi, pittori, linguisti, pubblicitari, ballerine, maghi, ipnotisti, esperte di moda, orafi, lavoratori dei supermercati, infermiere, educatrici, coadiutrici di banca, dipendenti di grandi catene di distribuzione… Vi prendono voce anche molte figure emerse dalle drammatiche cronache di questi anni e personaggi celebri in cui l’autore entra come dentro degli avatar: Putin, Papa Francesco, Jeff Bezos, Gesù…
Questo romanzo è una sfida che mette in discussione e in movimento le nostre certezze e ci pone di fronte all’impensato. è un’immersione in una materia narrativa emozionante e bruciante, un’avventura di conoscenza che porta in sé la radicalità e la verità della fiaba.
All’incrocio dei nostri destini di Mélissa Da Costa
Sono cinque anni che Ambre non torna ad Arvieux, piccolo paese nel cuore delle Alpi francesi; non un tempo davvero lungo, ma sufficiente a lasciare un segno, se hai vent’anni. Oggi, mentre la giovane donna è in viaggio da Lione, riappaiono davanti ai suoi occhi le baite di montagna. È il richiamo di un’amicizia spenta solo in superficie a portarla qui, una telefonata dell’amica Rosalie piovuta d’improvviso: il suo compagno, Gabriel, le ha scritto un biglietto ed è sparito, lasciandola con i due figli. Oltre ad Ambre arriveranno anche Anton e Tim, ugualmente pronti ad accorrere e fare la loro parte. Mentre Gabriel ancora non si riesce a rintracciare, i quattro amici sono subito sommersi dai ricordi legati a quella stagione invernale passata all’hotel Les Mélèzes, quando ognuno di loro aveva trovato negli altri una nuova prospettiva e nuove energie per riprendere in mano la propria, disordinata vita.
Oggi hanno solo qualche anno in più e credono di essere adulti, ma è ancora tutto da costruire. Riallacciare i rapporti dopo così tanto tempo sarà allora un tuffo, necessario a superare la distesa dei risentimenti, di tutti quei dolori rimasti invisibili, per smettere di piangere i fantasmi e recuperare fiato, guardarsi in faccia e dirsi che sì, siamo sempre stati qui, ed è da qui che la vita riparte.
Dopo Bucaneve, Mélissa Da Costa ci riaccompagna sulle Alpi per raccontare quanto sia tortuoso, e vero, il sentiero che porta al luogo in cui il cuore può fiorire.
Dizionario politico minimo di Luciano Canfora
“Antifascismo”, “Capitalismo”, “Costituzione”, “Democrazia”, “Guerra”, “Libertà”, “Occidente”, “Populismo”, “Potere”, “Propaganda”, “Sovranità”: sono solo alcune delle cinquanta voci che compongono questo Dizionario politico minimo di Luciano Canfora. Intervistato da Antonio Di Siena, il grande storico e filologo spazia dall’antichità al mondo contemporaneo, dalla politica alla storia, dalla filosofia alla cultura, per aiutare il lettore a capire la complessità di parole di cui si dà troppo spesso per scontato il significato. E, per il tramite di quelle, approfondire le principali questioni politiche del nostro tempo.
on straordinaria lucidità, competenza e chiarezza espositiva, in questo volume Canfora condensa oltre cinquant’anni di riflessione storico-politica, offrendo tanto ai suoi numerosi estimatori quanto ai “neofiti” un prezioso strumento di comprensione critica della realtà. In alcune voci parla il raffinato ed erudito accademico, in altre l’uomo, il pungente osservatore del mondo che non ha ancora smesso di interrogarsi su di esso. In tutte emerge con forza un pensiero schietto e disincantato, costantemente fuori dagli schemi, capace – anche grazie al costante richiamo al passato e alla grande conoscenza del mondo antico – di fornire una lettura alternativa del presente.
Piccolo breviario laico contro il diffuso analfabetismo politico, Dizionario politico minimo è un testo destinato a diventare un punto di riferimento nel dibattito intellettuale.
Parti e omicidi di Leif Enger
Parti e omicidi è una raccolta di racconti ambientati in una Tokyo di un futuro non ben precisato, in cui la società si regge su regole molto diverse da quelle del nostro mondo.
Nel primo racconto, quello che dà il titolo al libro, il governo ha adottato un nuovo sistema per ovviare al calo delle nascite. Dal momento che l’amore e il sesso non conducono più alla riproduzione della specie, è l’omicidio a rappresentare lo stimolo principale alla procreazione. Il “Sistema dei Parti e Omicidi” prevede infatti che sia gli uomini che le donne possono contribuire allo sviluppo demografico diventando “gestanti”: i gestanti capaci di portare a termine con successo dieci gravidanze sono autorizzati a uccidere una persona a loro discrezione. Un matrimonio pulito, è invece la storia di una coppia intenzionata a trovare un metodo per avere figli senza rapporti sessuali, senza ruoli di genere, e soprattutto senza gerarchie.
In Triade si esplora le possibilità di una società che abbia rifiutato la coppia, ritenendola obsoleta, e istituzionalizzato il poliamore; in Ultimi momenti di vita la morte naturale ha smesso di esistere eppure la gente continua a voler morire, scegliendo come farlo su libri illustrati che contengono tutte le opzioni possibili.
Le guerre di Lucas di Laurent Hopman e Renaud Roche
A trentadue anni, George Lucas si giocò la carriera per inseguire un sogno. Dopo anni di gavetta, ormai insofferente verso le logiche degli studios hollywoodiani e ispirato dal sense of wonder che gli aveva sempre ispirato la striscia a fumetti di Flash Gordon, voleva creare un’epica fantascientifica che avvincesse grandi e bambini. Le guerre di Lucas è la storia di come un visionario abbia lottato contro il sistema per creare la più grande saga mai portata al cinema. Laurent Hopman e Renaud Roche hanno fatto sensazione, in Francia, con questo loro fumetto, che è diventato immediatamente idolo sia della critica che del pubblico. Leggetelo, capirete facilmente perché.
L’onda che verrà di Mustafa Suleymanger
Ci troviamo sempre più vicini a una soglia critica nella storia della nostra specie: molto presto l’intelligenza artificiale sarà tutto intorno a noi, organizzerà le nostre vite, gestirà attività complesse e le principali strutture di governo. Vivremo in un mondo dove sarà possibile stampare il dna, dove il dibattito su agenti patogeni ingegnerizzati e armi autonome sarà all’ordine del giorno, dove dotarsi di assistenti robot sarà lo standard e dove l’energia non mancherà. La realtà di domani è questa, eppure nessuno di noi è pronto ad affrontarla.
Cofondatore della pionieristica società di intelligenza artificiale DeepMind, parte di Google, Mustafa Suleyman è stato al centro di questa rivoluzione. Il prossimo decennio, sostiene, sarà caratterizzato da una vera e propria ondata di nuove e potenti tecnologie in rapidissima evoluzione. L’onda che verrà mostra come il cambiamento che ci attende genererà un’immensa ricchezza, ma al tempo stesso rappresenterà una minaccia per l’ordine globale.
Oggi, mentre i nostri fragili governi vanno incontro al disastro come sonnambuli, l’umanità si trova di fronte a una prospettiva inquietante. Riusciremo a tracciare una via di fuga?
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