Fred Vargas torna con un romanzo noir avvincente. A sei anni dal successo de “Il morso della reclusa”, ritroviamo Jean-Baptiste Adamsberg, il commissario visionario del XIII arrondissement di Parigi, alle prese con un caso intricato e misterioso in Normandia.
– Il dolmen di cui mi hai parlato è sulla strada del ponticello?
– Due chilometri dopo il ponticello, non sbagliarti. Sulla sinistra, non puoi non vederlo. È splendido, con tutte le pietre ancora in piedi. – A che epoca risale un dolmen?
– A un’epoca antichissima! Circa quattromila anni fa.
– Dunque sono pietre intrise di secoli. Perfetto per me.
– Ma perfetto per cosa?
– E a che cosa servivano questi dolmen? – domandò Adamsberg senza rispondere.
– Sono dei monumenti funerari. Delle tombe, se preferisci. Fatte di pietre verticali ricoperte da lastroni. Spero che questo non ti metta a disagio.
– Per niente. Ho intenzione di andare a sdraiarmi sul lastrone in alto, sotto il sole.
– E che cavolo ci vai a fare là sopra?
– Non lo so, Johan.
La scrittrice Fred Vargas, creatrice del Commissario Adamsberg, fa il suo ritorno sulle scene letterarie, con un romanzo giallo, dopo una pausa di sei anni che ha lasciato i fan impazienti e con grandi aspettative. Per chi non avesse familiarità con il personaggio, l’autore lo descrive nella seconda pagina come “un uomo che si muove con innata nonchalance ma che spesso sembra sfiorare la negligenza” e che porta le sue indagini a “inspiegabili successi”, in ogni caso “ottenuti con metodi opachi” e attraverso “percorsi ingannevoli dove pochi sono riusciti a seguirlo”.
Il commissario Adamsberg
Come è noto, il commissario Jean-Baptiste Adamsberg, nato dalla penna di Fred Vargas, si distingue per la particolare tecnica investigativa: contrariamente a un approccio convenzionale, si affida in modo sorprendente all’istinto e all’intuizione più spinti, tanto che chi non lo conosce può sentirsi sopraffatto.
Questo stile “non lineare” è in fondo famigliare: abbiamo spesso visto il tenente Colombo cogliere un dettaglio insignificante e seguire un disegno già chiaro in testa, fino alla chiusura dell’indagine.
Nel caso di Adamsberg, però, tale disegno non c’è, o ve ne è uno intricatissimo. Non è nemmeno un disegno, ma una serie indefinita di cause prime, seconde e terze, date dalle “causali convergenti”, dallo “gnommero” che toglie il sonno al dottor Ingravallo, il commissario di Polizia di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Camillo Gadda
La mente visionaria del commissario protagonista di Sulla pietra, la capacità di avvertire qualcosa oltre l’evidenza immediata della ragione, sono un “unicum” nel suo genere. I suoi percorsi tortuosi si inoltrano negli strati profondi e inaccessibili della psiche, e in nessun caso – contrariamente a Sherlock Holmes – gli consentono di appoggiarsi alla ragione o al metodo deduttivo.
C’è piuttosto una forma di estraniazione, qualcosa di simile a uno stato di “trance”, perché lasciarsi prendere da una di queste intuizioni significa quasi essere assente a se stesso.
Sulla pietra
Fred Vargas
Un rapimento, svariati delitti e un assassino, forse mancino forse no. Saranno solo leggende e superstizioni ma, da quando è ricomparso il fantasma dello Zoppo, in Normandia le sciagure non si contano più. A sei anni da “Il morso della reclusa”, torna Fred Vargas con uno dei personaggi capolavoro del noir, lo svagato e visionario Jean-Baptiste Adamsberg, commissario del XIII arrondissement di Parigi. Il guardacaccia Gaël Leuven era un marcantonio solido come uno scoglio bretone, ma per ucciderlo sono bastate due coltellate al torace. A Louviec lo conoscevano tutti. Compreso Josselin de Chateaubriand (forse discendente di quel Chateaubriand), il nobilastro dall’abbigliamento eccentrico che adesso è il principale sospettato. Richiamato in Normandia dal commissario locale, Adamsberg si addentra nelle numerose ramificazioni del caso. Ma pur perdendosi come di consueto in false piste e digressioni mentali, in osservazioni prive di qualunque nesso con l’indagine, c’è da scommettere che anche questa volta verrà a capo del groviglio di omicidi ed efferatezze. Grazie alle sue illuminazioni proverbiali ma anche, forse, all’energia ancestrale dei menhir.
Sulla pietra è un thriller ricco di suspense e colpi di scena, in cui l’autrice dimostra ancora una volta la sua maestria nel creare un’atmosfera avvolgente e misteriosa, intrecciando leggende e realtà in modo magistrale. Il lettore viene trascinato in un viaggio attraverso la Normandia, dove ogni pietra e ogni ombra raccontano una storia. Lo stile di Fred Vargas, caratterizzato da una scrittura fluida e da un’attenzione ai dettagli, rende questo libro una lettura avvincente e difficile da mettere giù.
Un romanzo che catturerà gli appassionati del genere e chiunque ami perdersi nelle atmosfere noir e nei misteri intricati.
Chi è Fred Vargas
Negli ultimi anni Frédérique Audouin-Rouzeaus, vero nome della scrittrice e saggista, scienziata di formazione, ha pubblicato due saggi sul cambiamento climatico. Il 2023, dunque, fa segnare il ritorno sulla via “classica”, dedicata a Jean-Baptiste Adamsberg, tra i personaggi più amati del nuovo millennio. I suoi libri sono tradotti in più di 22 paesi.
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