Focus su: “Domani, domani” di Francesca Giannone

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A distanza di poco più di un anno dall’exploit editoriale, Francesca Giannone torna con il romanzo che si candida a diventare il libro dell’estate 2024, raccontando le diverse scelte di due fratelli, Lorenzo e Agnese, nell’Italia della fine degli anni Cinquanta.

“Non appena finirete la scuola dell’obbligo, vi voglio a lavorare al saponificio, dalla mattina alla sera. Nel frattempo, imparerete. Verrete qui tutti i pomeriggi, nessuno escluso, ci siamo intesi?”

La storia della prima donna postino è stato il romanzo italiano più venduto lo scorso anno: 400.000 copie. Ieri è uscito il nuovo libro di Francesca Giannone intitolato Domani, domani, una storia familiare ambientata in Salento negli anni Cinquanta.

I protagonisti del libro sono due fratelli e il loro sogno, legato alla tradizione familiare e all’attaccamento nei confronti di un luogo che odora di casa e di futuro. Lorenzo e Agnese amano profondamente il saponificio di famiglia. E quando ne vengono privati dalle circostanze esterne, decidono, ognuno a modo proprio, di trovare una strada per recuperarlo. Ciascuno a modo proprio, perché i due fratelli sono tanto risoluti quanto diversi fra loro.
Ognuno traccia una strada diversa: due “domani”, come quelli che formano il titolo, separati da una virgola, all’opera, e che chissà se alla fine si fonderanno in uno solo…


Domani, domani
Francesca Giannone

Salento, 1959. Lorenzo e Agnese hanno perso tutto. E lo capiscono quando, con gli occhi tristi che si porta dietro da una vita, il padre annuncia di aver venduto il saponificio di famiglia, un’eredità che lui ha vissuto come una condanna. Per Lorenzo e Agnese, invece, quella fabbrica che il nonno ha creato dal nulla, che profuma di talco, di essenze floreali e di oli vegetali, e che occupa ogni loro pensiero, era la certezza di un presente sereno e la promessa di un futuro da tracciare insieme, uniti. Quindi l’idea di rimanere lì come semplici operai sotto un nuovo, arrogante padrone è devastante per entrambi. Lorenzo, orgoglioso e impulsivo, se ne va sbattendo la porta, col cuore colmo di rabbia e con un solo obiettivo: trovare i soldi necessari per riprendersi quello che è suo. Ma Agnese non lo segue: tanto risoluta se si tratta di formulare saponi quanto insicura quando le tocca abitare il mondo al di fuori del saponificio, dichiara: «Io resto dov’è casa mia». È una crepa profonda, apparentemente insanabile, quella che si apre tra fratello e sorella e li spingerà su strade opposte e imprevedibili. Perché vogliono la stessa cosa, Lorenzo e Agnese, almeno finché l’amore non li porterà di nuovo a un bivio. Ognuno dei due farà una scelta, tracciando un altro domani… Sarà per entrambi un domani senza rimpianti? 


“Domani, domani” è una storia di scelte e di rimpianti, di sogni inseguiti e di rinunce sofferte; ambientato negli anni ’50 in un Salento che sta entrando nel boom economico scoprendo il benessere dell’era industriale, ma anche la radicalizzazione dei mondi dei padroni e degli operai, il cinismo del commercio, il bisogno di “soldi veri”. In un mondo che fa fatica a lasciarsi alle spalle le abitudini patriarcali, le donne emergono anche qui, come ne La portalettere, protagoniste di scelte coraggiose, artefici del loro destino: lavoratrici, indipendenti, capaci di prendere decisioni criticate, di fare il lavoro dei maschi, di andare a studiare e diventare professioniste.

Chi è Giancarlo De Cataldo

Francesca Giannone scrive, con delicatezza e realismo, con un’apparente leggerezza con cui svela sentimenti e parla di dovere, di ciò che davvero conta, con la vivacità di uno stile insieme moderno e classico: in “Domani, domani” ci sono strade che vanno dritte e altre che procedono tortuose, affetti feriti e cuori liberati, progetti di libertà e di amore, mentre la famiglia è una calamita robusta che continua ad attrarre a sé, in un mondo che cambia velocemente, sulle note di Sergio Endrigo e Domenico Modugno.

In quel mondo che sta imparando le leggi del progresso ma conosce la nostalgia di “qualcosa c’era una volta e poi non c’era più”, la felicità è ancora una cosa semplice.

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